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Bevande

L’area bevande, compresa l’acqua minerale, vede una ripresa in termini di volumi pari all’1%. Decisamente migliore il trend riferito al fatturato, che cresce dell’11% grazie alla ripresa, seppur parziale, dei consumi di bevande di fascia di prezzo più alta, ma soprattutto grazie alla risalita delle esportazioni, che nel 2020 erano calate. Gli incrementi si sono “spalmati” nell’arco dell’anno, con una concentrazione maggiore nel periodo estivo e sul finire del 2021.

Per quanto riguarda la produzione, dopo il deciso calo del 2020 (-3,7%), nel 2021 il settore registra una lieve ripresa pari al +1,1%. La quantità di bevande prodotte in Italia sia aggira intorno ai 25.000 milioni di litri, di cui il 74% è rappresentato dalle bevande analcoliche e il 26% da quelle alcoliche.

Il commercio estero registra una crescita sensibile delle importazioni (+23,6%); più contenuta quella delle esportazioni, segnate da un andamento tendenziale del +8,6%.

Il consumo apparente – dove non si tiene conto del movimento scorte – registra un lieve +0,8%. Bisogna sottolineare però che il movimento scorte è un fenomeno molto presente in questo settore, specie per quanto riguarda il comparto alcolico.

La ripresa produttiva cominciata nel 2021 dovrebbe trovare conferma nel 2022, rafforzata sia dell’incremento delle esportazioni sia dalla ripresa dei consumi interni, specie quelli fuori casa.

Le bevande alcoliche

Rientrano in questa area di mercato i vini, gli spumanti, birra, super alcolici e aperitivi.

Dopo il calo importante registrato nel 2020 (-5,2%), il comparto si conferma in ripresa nel 2021, assestandosi intorno ai 6.500 milioni di litri prodotti (+4,2%).  A sostenere il trend, sono essenzialmente i consumi fuori casa e l’impulso positivo derivato dall’export.

In questo ambito, le voci più rappresentative sono rappresentate da vini e spumanti che, nell’insieme, fanno il 66,6% del segmento. Sono tuttavia spumanti e spirits i settori più performanti, entrambi con tassi di crescita superiori al 10%.

Come per la globalità del settore bevande, anche per i soli alcolici le importazioni registrano una crescita importante (+22,5%). Le esportazioni chiudono il 2021 con un +11,2, a conferma che sia le esportazioni che i consumi hanno contribuito in maniera determinante sull’andamento produttivo.

Per quanto riguarda il 2022, ipotizziamo una conferma del settore che, a livello produttivo, dovrebbe tradursi in un +2% circa.

Le bevande analcoliche

Nel 2021 l’area risulta abbastanza stabile, con un andamento tendenziale del +0,1%, tuttavia ancora lontano dal recuperare il -3,2% registrato l’anno precedente.

Anche per questa tipologia di bevande sono le importazioni a registrare il trend migliore, assestandosi su un +25,8%; decisamente più contenuto l’incremento delle esportazioni, che arriva al +4,8%. Sostanzialmente stabili anche i consumi, +0,2%.

In base all’analisi dei volumi, la bevanda più rappresentativa del segmento rimane l’acqua minerale (79% della produzione) e proprio grazie a questa sua rappresentatività influenza i trend del comparto. L’acqua minerale chiude infatti il 2021 al +1,6%, mentre tutti gli altri analcolici registrano cali produttivi, seppur contenuti rispetto al 2020: soft drinks -3,8%, succhi e nettari di frutta -12% (confermando una tendenza non positiva evidente già negli anni passati), bibite piatte 4,2%.

Il confezionamento delle bevande

L’evoluzione 2021 delle diverse tipologie di confezionamento diffuse nel settore è stato in parte influenzato dall’andamento 2020. Ci riferiamo in particolare a qualche colpo di coda in ambito Ho.Re.Ca. e ai materiali maggiormente legati alla ristorazione, del tutto arginabile con la ripartenza del settore seppur con il freno tirato.

Per il settore bevande nella sua globalità (alcoliche + analcoliche) il mix del packaging nel 2021 (dati di preconsuntivo) vede la partecipazione più consistente delle bottiglie di plastica (59,1%), a seguire il vetro (31,1%), i contenitori rigidi in cellulosa poliaccopiata (2,8%), le lattine (2,4%) e la voce “altro” (cheerpack, bicchierini in plastica, distribuzione alla spina, fustini keg, damigiane) al 4,6%.

Per quanto riguarda le bevande alcoliche, la bottiglia di vetro continua a essere il packaging più utilizzato con una share di mercato pari al 77,4% in ripresa rispetto al 2020. Segue con il 12,5% la voce “altro” - dove rientrano fustini, damigiane ed erogatori di bevande alla spina - che invece, rispetto al 2020, risulta in calo.

I contenitori in accoppiato a prevalenza carta rappresentano il 5,4% del mix del packaging, mentre le lattine in metallo registrano una quota di mercato pari al 3,7%. Le bottiglie in plastica rappresentano solo l’1%.

Nell’ambito del segmento bevande analcoliche resta predominante la bottiglia in plastica, di cui l’acqua minerale è la principale utilizzatrice.

Nel 2021 la bottiglia in plastica registra una share di mercato pari all’80%, stabile rispetto all’anno precedente; il vetro, recupera qualche punto percentuale (14,2%) mentre con quote decisamente più ridotte seguono i contenitori in accoppiato a prevalenza carta (2%), le lattine (2,0%) e la voce “altro” - cheerpack, fusti ed erogatori alla spina - con l’1,7%.

Sembra indubbio che l’interesse verso tipologie di packaging più rispettose dell’ambiente continuerà a guidare anche il comparto bevande: è il caso della bottiglia di plastica, che confermerà la propria posizione rilevante, pur implicando un’attenzione maggiore nei confronti di plastiche provenienti da riciclo oppure su un sempre più efficiente recupero degli imballaggi da rifiuto.

Fonte: Istituto Italiano Imballaggio