Le bufale e i falsi miti sull’alimentazione rappresentano oggi una delle maggiori sfide: notizie fuorvianti che si diffondono rapidamente, non più solo tramite passaparola, ma attraverso il web e i social media, creano confusione e allarmismo tra i consumatori, con la conseguenza di influenzare negativamente la loro percezione degli alimenti e le scelte di consumo. L’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN) è da sempre attivo nel contrasto del fenomeno e impegnato a fare chiarezza su questi temi cruciali.
È fondamentale combattere il sensazionalismo e la disinformazione con basi scientifiche e azioni concrete. Di lotta alle fake news alimentari e di promozione delle informazioni corrette se ne è parlato al workshop “Tecnicamente Falso”, un incontro – voluto dall’OTAN con il patrocinio dall’Associazione Italiana Stampa Agroalimentare (ASA) – che ha riunito allo stesso tavolo tecnologi alimentari e giornalisti, divulgatori scientifici e specialisti della comunicazione nel settore alimentare.
Obiettivo della giornata di lavoro è stato quello di sottolineare l’urgenza di contrastare la disinformazione con strumenti autorevoli e trasparenti, supportati dalla competenza di chi con il suo lavoro garantisce la qualità e la sicurezza dei processi alimentari.
La disinformazione alimentare non compromette solo la percezione dei consumatori riguardo agli alimenti, ma rappresenta anche una questione di salute pubblica, influenzando profondamente gli stili di vita delle persone. Ad esempio, la ricerca Coop-Nomisma “Idee di futuro” evidenzia che 4 italiani su 10 (42%, pari a quasi 17 milioni di persone) hanno intrapreso o stanno seguendo una dieta, spesso basandosi su informazioni non corrette. In questo periodo di grande incertezza e stress, solo il 22% delle persone si rivolge a medici e nutrizionisti; una percentuale inferiore rispetto a chi si affida a consigli di amici o familiari (24%) e paragonabile a chi sceglie di seguire i suggerimenti del personal trainer (22%), piuttosto che quelli del medico. Inoltre, secondo il Censis, oggi 3 italiani su 4 faticano a distinguere tra informazioni autentiche e fake news, specialmente sui social media.
L’evento ha riaffermato il ruolo centrale dei tecnologi alimentari – il cui profilo professionale è stato presentato alla platea di giornalisti e divulgatori dalla tecnologa Francesca De Vecchi – nel promuovere una cultura alimentare consapevole, fondata su prove scientifiche, e nella difesa dei consumatori da credenze errate che potrebbero compromettere la loro salute e il loro rapporto con il cibo. La platea è stata attivamente coinvolta nella discussione di alcuni temi “caldi” e di confronto su alcune delle più comuni fake news.
“Abbiamo portato ad esempio alcuni dei falsi miti sul cibo più diffusi per dimostrare quanto sia importante contrastare non solo le singole fake news, ma l’intero sistema che le costruisce e diffonde”, spiega Laura Mongiello, Presidente OTAN che prosegue “L’Ordine dei Tecnologi Alimentari offre la massima disponibilità nel mettere a disposizione del mondo della comunicazione le specifiche conoscenze dei professionisti che quotidianamente si confrontano con le problematiche di sicurezza, qualità, sostenibilità e salubrità degli alimenti”.
La scienza dell’alimentazione e le tecnologie alimentari hanno ormai raggiunto punte avanzatissime e hanno ben chiarito i criteri alla base di una giusta alimentazione, eppure, secondo Giorgio Donegani, tecnologo alimentare e portavoce del Consiglio Nazionale di OTAN, mai come oggi sembra che mangiare in modo sano sia la cosa più difficile al mondo. “Oggi la comunicazione del cibo tende a semplificare eccessivamente la complessità della nutrizione, dipingendo alcuni alimenti come miracolosi e altri come dannosi”, spiega Donegani. “Questo approccio, oltre a confondere, deresponsabilizza le persone nella gestione della propria salute e aumenta l’ansia sociale, favorendo diete squilibrate e scelte alimentari potenzialmente dannose. La mancanza di fiducia verso le fonti autorevoli e verso la scienza trova terreno fertile quando si parla di cibo, che per noi italiani è da sempre un argomento di discussione a cui siamo molto sensibili. In questo scenario, la figura del tecnologo alimentare si afferma come un interlocutore essenziale per offrire informazioni accurate, smontando falsi miti e promuovendo una maggiore consapevolezza tra i consumatori”.
Sono circa dieci anni che si parla di fake news: tutti le condannano, esistono commissioni e organismi che le avversano ma le fake news continuano a proliferare. “Inutile illudersi” - afferma Paolo Mattei, vicepresidente dell’Istituto Nazionale della Comunicazione - “Nessuno ha la bacchetta magica per sconfiggerle”.
La storia insegna che le fake news, le “bufale” come erano chiamate tempo fa, sono sempre esistite e da sempre servono a fare i propri interessi contro quelli di qualcun altro. Le fake news raramente sono figlie di superficialità e di un semplice errore ma nascono da un calcolo e da una precisa strategia, che vanno entrambi prontamente individuati e smascherati, spiega Mattei.
La ricetta di Mattei è chiara: “In un mondo di parole e opinioni personali, la forza dirompente del numero, delle ricerche e dei dati sta emergendo come un faro nella notte. Il numero è – o dovrebbe essere – un fatto, non è un’opinione”. Il problema nasce però quando stringiamo il campo di osservazione sul nostro Paese, perché in Italia il saper leggere e capire i numeri non è, per Mattei, una skill così diffusa. Di conseguenza chiunque li utilizzi fa i conti con una cultura scientifica ancora troppo approssimativa e deve necessariamente saper affiancare al numero un “racconto”, uno storytelling efficace in grado di comunicare nella modalità più efficace la realtà dei numeri e di fare una corretta controinformazione.
Per Giorgio Donegani è fondamentale ridare dignità all’esperienza e alla conoscenza e il contributo in questo senso può arrivare da professionisti della materia come i tecnologi alimentari, che possono vantare competenze specifiche per poter concretamente dimostrare le tesi che portano nella discussione. E in questo il ruolo dei giornalisti, dei divulgatori scientifici e dei comunicatori si rivela fondamentale: “Nel dialogo con gli esperti, sono loro che possono aiutare il pubblico a riprendere contatto con la realtà del cibo, con le sue origini, con chi lo produce, con chi lo conosce davvero, ma soprattutto possono favorire le persone a prendere consapevolezza, nell’ampliare il loro bagaglio di conoscenze, e nel ritrovare spazi e tempo per ragionare criticamente, a mente aperta”, afferma Donegani.