È vero che gli alimenti senza additivi sono più sani? Il cibo confezionato è meno genuino di quello fatto in casa? E le materie prime italiane sono sempre migliori di quelle estere? Sono alcune delle bufale e dei falsi miti sul cibo su cui l’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN) ha fatto chiarezza in un periodo storico in cui le fake news si diffondono rapidamente, creando confusione e allarmismo.
Le materie prime italiane sono sempre meglio di quelle estere. Risponde Serena Pironi: L’origine delle materie prime non deve essere confusa con la qualità e con la sicurezza igienico sanitaria. I cambiamenti climatici mettono a rischio le colture comportando, oltre alla scarsità produttiva che ci obbliga all’importazione, alla possibile presenza dei cosiddetti “pericoli chimici” quali, a titolo di esempio, le tossine prodotte da muffe causate da piogge eccessive (il DON nel grano). Alcuni alimenti cari alle nostre tavole sono frutto di ingredienti di cui il nostro paese non è autosufficiente soprattutto qualora le annate risultino avverse, come quelle dell’ultimo decennio (semola di grano duro, funghi, talune erbe aromatiche, patate, solo per citarne alcuni). Una materia prima è sicura se rispetta i rigorosi requisiti stabiliti dalla normativa europea e nazionale, indipendentemente dalla sua origine. I controlli merceologici e igienico-sanitari svolti dai controlli ufficiali e dagli addetti del comparto agroalimentare, i quali spesso aderiscono a schemi di certificazione volontari maggiormente rigidi, sono le misure fondamentali per assicurare la qualità e la sicurezza alimentare sulle nostre tavole.
Gli alimenti confezionati sono meno genuini di quelli fatti in casa. Risponde Laura Mongiello, Presidente OTAN: Il concetto di “cibo genuino” non è un qualcosa di vago, ma, nel caso dei prodotti confezionati, implica dal punto di vista legale e normativo che l'alimento sia autentico, non adulterato, sicuro per la salute umana e conforme alle norme di etichettatura e trasparenza, oltre che agli standard di qualità previsti. Per arrivare a questo risultato, le aziende produttrici devono rispettare norme precise che riguardano anche la formazione degli operatori, e sono sottoposte a controlli rigorosi. Questo quadro, che interessa la produzione industriale a garanzia della sicurezza e della salute dei consumatori, non trova riscontro in alcun obbligo a livello domestico: in casa non ci sono regole né leggi da rispettare e la sicurezza è lasciata solo alla competenza e alla responsabilità di chi prepara il cibo, peraltro senza che abbia in genere una formazione specifica.
I gelati e surgelati contengono pochi conservanti. Risponde Maria Manuela Russo, Vicepresidente OTAN: Gelati e surgelati di conservanti non ne contengono proprio. Pochi lo sanno, ma aggiungere conservanti a gelati e surgelati è vietato: il freddo è il solo conservante ammesso. È importante poi sottolineare che le tecniche di conservazione degli alimenti sono state oggetto di importanti progressi negli ultimi decenni, sia per migliorarne l’efficacia e prolungare la shelf life (a garanzia anche di un minore spreco), sia per mantenere al meglio le caratteristiche nutrizionali e sensoriali dei prodotti, garantendone la massima sicurezza.
Gli alimenti ottenuti senza additivi sono più sani. Risponde Dario Posillipo: L’uso degli additivi è normato rigidamente a livello europeo: esiste una lista precisa delle sostanze ammesse e in questa lista sono inclusi solo gli additivi che hanno superato una quantità di verifiche per accertarne la sicurezza per il consumo umano. La lista degli additivi permessi è peraltro sottoposta a continuo controllo e verifica da parte dell’Efsa (l’agenzia europea per la sicurezza alimentare). Nonostante questo, permane un senso di diffusa diffidenza verso l’impiego di additivi, dimenticando che in realtà molti additivi si usano comunemente anche in cucina. Per esempio, il succo di limone è utilizzato come antiossidante per il suo contenuto di acido ascorbico e citrico, che sono usati con lo stesso scopo anche dall’industria.
Nelle mense scolastiche si utilizzano generalmente ingredienti di bassa qualità. Risponde Corrado Giannone: I requisiti di qualità dei prodotti serviti nelle mense scolastiche non sono decisi liberamente da chi eroga il servizio, ma sono concordati con il Comune sulla base di un capitolato di fornitura che specifica dettagliatamente le caratteristiche degli alimenti e il modo in cui vengono lavorati e serviti. La qualità del servizio è perciò orientata a soddisfare nel migliore dei modi le richieste dell’utenza, rappresentata dal Comune. Un’idea tanto diffusa quanto sbagliata è quella che vorrebbe, da parte dei genitori, la mensa scolastica come la replica della loro cucina domestica. In realtà la condivisione di un momento di numerosa convivialità è anche un’importante occasione educativa, proprio per i limiti che impone il dover sottostare a regole di convivenza precise.