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Un’indagine di Altroconsumo ha analizzato cosa sta succedendo nell’intera filiera del cacao, dalla produzione agricola alle borse merci, fino agli scaffali dei supermercati. Le cause di questa situazione siano molteplici e comprendano il cambiamento climatico, manovre speculative e una domanda globale in crescita.

Il prezzo del cacao ha raggiunto livelli record a livello globale, con un aumento del 220% tra il 2022 e il 2025 e picchi di oltre 10.000 euro a tonnellata. Una crescita senza precedenti che coinvolge direttamente l’Italia – tra i maggiori importatori europei – e che si riflette, seppur in misura più contenuta, sul prezzo al dettaglio del cioccolato.

La produzione globale di cacao è concentrata prevalentemente in Africa occidentale, con Ghana e Costa d’Avorio che da soli coprono circa la metà del totale. Ma la filiera negli ultimi anni è messa a dura prova da eventi climatici estremi, malattie delle coltivazioni e un progressivo invecchiamento delle piantagioni. A fronte di una domanda globale in costante crescita, alimentata anche dall’espansione dei consumi in Asia, l’offerta fatica a tenere il passo.

Altroconsumo ha effettuato una rilevazione in tutte le regioni italiane, presso oltre 1.000 punti vendita della grande distribuzione, a marzo dal 2021 al 2025, rilevando i prezzi delle tavolette di cioccolato fondente. Per le quotazioni del cacao le elaborazioni sono state state fatte su dati ICCO (quotazioni dei contratti futures alle Borse di Londra e New York) e su dati Ismea (Banca Dati Commercio Estero Agroalimentare Nazionale).

I risultati segnalano che questa tensione tra domanda e offerta ha contribuito a spingere verso l’alto i prezzi della materia prima. A ciò si aggiunge un’altra variabile chiave: la speculazione finanziaria. Considerato sui mercati internazionali come commodity, il cacao è oggetto di scambi attraverso contratti futures, strumenti nati per stabilizzare i prezzi ma spesso usati a fini speculativi. Dal 2023 in poi, l’effetto combinato di fattori reali e finanziari ha generato un’escalation dei prezzi. A gennaio 2025 si è raggiunto il picco di oltre 10.000 euro per tonnellata, con un aumento del 220% rispetto al 2022. Anche i prezzi all’importazione in Italia sono triplicati in tre anni, passando da 3.500 a 12.000 euro a tonnellata.

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L'analisi nei supermercati

Altroconsumo ha voluto verificare in che modo i recenti movimenti nelle quotazioni della materia prima cacao e l’instabilità dei mercati finanziari abbiano inciso sulla spesa dei consumatori. Su 93 tavolette di cioccolato fondente vendute nella grande distribuzione italiana, solo 4 hanno registrato un calo di prezzo nell’ultimo anno, e si tratta di ribassi modesti, tra l’1% e il 6%. Tutti gli altri – ben 89 tavolette – hanno subito aumenti compresi tra il 2% e il 90%. L’incremento medio del prezzo al chilo è stato del 17% solo nell’ultimo anno. Ma l’aumento diventa ancora più marcato se si guarda più indietro: rispetto al 2023 l’incremento è del 23% e rispetto al 2022 del 36%.

Ma non si tratta solo di aumenti medi. Anche la distribuzione per fascia di prezzo racconta un cambiamento radicale: nel 2021, il 24% delle tavolette costava meno di 10 euro al chilo. Oggi questa fascia rappresenta appena il 3% dell’offerta. Al contrario, i prodotti con prezzo superiore ai 20 euro al chilo sono saliti dal 17% al 47% in cinque anni. Questo significa che il cioccolato fondente è diventato un prodotto significativamente più caro, e in modo generalizzato anche se le promozioni continuano a svolgere un ruolo importante nel contenere i rincari. Per chi acquista in modo attento e approfitta delle offerte, è ancora possibile risparmiare qualcosa senza rinunciare alla qualità.

Gli aumenti dei prezzi al dettaglio sono stati più contenuti rispetto agli aumenti della materia prima, segno che una parte dell’impatto è stato assorbito lungo la filiera. Non è da escludere, però, il proseguimento dei rincari per il cioccolato anche per i prossimi mesi.