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Dopo il record del 2024 (+9%, oltre 58 miliardi di euro), nel primo semestre 2025 le vendite all’estero dei trasformati alimentari crescono ancora del +6%. Le preoccupazioni sul fronte del commercio internazionale riguardano i dazi e le oscillazioni dei prezzi delle materie prime.

Il quadro emerge dall’Osservatorio Nomisma per il Consorzio Italia del Gusto, formato da 30 aziende italiane operanti nel settore alimentare e vinicolo e 37 brand, con un fatturato aggregato di 25 miliardi di euro e 55mila dipendenti.

I numeri

A favorire il buon risultato dell’agroalimentare italiano anche l’effetto-prezzi: l’anno scorso l’olio d’oliva ha segnato un boom di +43% a valore a fronte di un modesto +6% in volume, dinamica che nel primo semestre 2025 ha interessato anche caffè e cioccolato, con forti rincari delle rispettive commodity (+73% e +27%). Bene in quantità lattiero-caseario, bakery e acque minerali; in calo, invece, vino, aceti e spirits.

Tre i mercati chiave, geograficamente molto distanti fra loro.

USA: import F&B +12% nel semestre; Italia terzo fornitore con il 6% di quota. Dopo il front-loading pre-dazi (+14% nel Q1), diversi segmenti hanno frenato nel Q2 (vino da +17% a −10%, formaggi da +18% a −41%).

Spagna: mercato tra i più dinamici d’Europa, con acquisti di prodotti italiani a +13% nel semestre; forti crescite per formaggi (+65%) e bakery (+55%).

Polonia: terzo sbocco UE per l’Italia, +16% nel semestre, con extra-performance per cioccolata, forno e formaggi.

Come accennato in apertura, rispetto ai prezzi delle materie prime, cacao e caffè restano sui massimi storici, mentre cereali e oli vegetali segnano ribassi. Le simulazioni Nomisma mostrano che dazi al 15% negli USA sarebbero particolarmente penalizzanti per filiere come vino, pasta e lattiero-caseario.

A fronte delle buone performance italiane, le preoccupazioni per la situazione globale del commercio internazionale sono state espresse da Denis Pantini, Responsabile Agrifood Nomisma che ha spiegato: “Lo scenario di mercato a livello globale evidenzia un’alterazione negli scambi di prodotti alimentari, in larga parte determinato dagli impatti della nuova politica commerciale dell’amministrazione americana e i cui effetti per l’Italia non si circoscrivono al solo commercio diretto verso gli Stati Uniti, ma si espandono anche agli altri mercati di sbocco del nostro Food&Beverage Lo sviluppo di nuovi mercati in una logica di maggior diversificazione diventa quindi prioritario in questo nuovo contesto geopolitico, da raggiungere sia attraverso il supporto istituzionale (ad esempio mediante nuovi accordi di libero scambio) ma anche mediante sinergie promozionali e commerciali tra imprese”.