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L’Istituto Nazionale della Proprietà Industriale (INPI) di Parigi ha accolto il ricorso presentato dal Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola IGP contro la registrazione del marchio “Piadina” da parte di una società svizzera.

La decisione è contenuta nel documento ILJ12, relativo alla procedura DC 23-0028, e stabilisce che il termine “piadina” è utilizzato in modo generico sul mercato francese per indicare una tipologia di pane piatto, e non può quindi costituire un marchio registrabile. A sostegno della propria opposizione, il Consorzio ha presentato una ricerca di mercato volta a dimostrare l’uso comune del termine in Francia. Secondo la valutazione dell’INPI, gli elementi forniti — inclusi esempi di commercializzazione e utilizzo del nome da parte di operatori francesi — mostrano che “piadina” è ormai percepita come la denominazione di un prodotto alimentare e non come un segno distintivo riferibile a un singolo operatore.

Le dichiarazioni del Consorzio

Il presidente del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola IGP, Alfio Biagini, ha espresso soddisfazione per l’esito del procedimento, sottolineando l’importanza della decisione per la tutela del prodotto e per la corretta comunicazione verso i consumatori nei mercati esteri. Il Consorzio è impegnato in analoghe azioni di vigilanza anche in altri Paesi extra-UE, tra cui Regno Unito, Canada, Brasile e Giappone, dove sono in corso attività mirate a prevenire utilizzi impropri della denominazione.

Un caso con risonanza mediatica

Oltre agli aspetti tecnici della decisione, diverse fonti di stampa hanno riportato un particolare curioso legato al procedimento: secondo il Corriere Romagna, tra i materiali depositati figura un video in cui la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, durante una visita in Romagna, si riferisce alla piadina come a un prodotto noto e identificabile anche fuori dall’Italia. L’episodio è stato citato come ulteriore indicazione del carattere generico del termine nel contesto internazionale.

Implicazioni per il settore alimentare

La decisione francese rafforza la posizione dell’IGP sui mercati esteri, impedendo che un termine generico possa essere registrato come marchio e utilizzato in modo esclusivo da un singolo operatore.

Si tratta di un precedente rilevante per la tutela delle denominazioni legate ai prodotti tipici italiani, soprattutto in contesti in cui le indicazioni geografiche convivono con mercati molto dinamici e con una grande varietà di prodotti similari.