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Attualità
Normativa

Il Governo ha approvato il decreto che introduce una disciplina organica sul riutilizzo delle acque reflue trattate per usi irrigui, industriali e civili con l’obbiettivo di avere un’agricoltura più resiliente alla siccità.

Secondo il ministro Lollobrigida, «con questa normativa sarà possibile utilizzare acque reflue trattate per usi irrigui rispettando i parametri di salubrità e dei più alti standard qualitativi, senza costi aggiuntivi per gli agricoltori».

Il provvedimento è stato pensato per fronteggiare “un fenomeno strutturale” come la carenza d’acqua, che colpisce in modo sempre più marcato il settore agricolo.

Il testo del decreto recepisce gli standard europei di riutilizzo idrico (ad esempio il Regolamento (UE) 2020/741) e stabilisce criteri, parametri e modalità operative per il riuso delle acque reflue trattate.

Le principali novità

La possibilità di utilizzare acque reflue urbane trattate per l’irrigazione agricola e per altri utilizzi (aree verdi, uso industriale non produttivo) in coerenza con le norme europee.

L’esenzione, per gli agricoltori, da oneri aggiuntivi legati all’impiego di queste acque reflue trattate.

Un rafforzamento del controllo e della trasparenza: i gestori degli impianti e delle reti dovranno monitorare la qualità delle acque e rendere pubblici i risultati.

L’esclusione del riutilizzo per certi tipi di acque reflue, come quelle industriali riutilizzate nello stesso stabilimento.

Le organizzazioni agricole hanno accolto favorevolmente il decreto. Coldiretti ha dichiarato che si tratta di un passo importante per garantire un uso più efficiente delle risorse idriche in agricoltura, soprattutto in aree del Sud che soffrono per la siccità.

L’attuazione del provvedimento richiederà tuttavia il coordinamento fra regioni, gestori degli impianti di depurazione e autorità di bacino, nonché la diffusione di una cultura tecnica della risorsa idrica.