Nella produzione alimentare, nelle aziende, si identificano due attività legate alla qualità, l’assicurazione e il controllo. Generalmente, il controllo qualità (CQ) si occupa di ispezionare e verificare che un prodotto soddisfi i parametri qualitativi stabiliti.
Ma quali e quante possono essere i parametri, le caratteristiche che compongono e contribuiscono a definire la qualità di un alimento?
Da questa domanda, discendono le tipologie di controllo, le modalità di svolgimento, le funzioni che possono svolgere ispezione e verifica, le registrazioni e le finalità.
Il ruolo dell’OSA
Mettiamoci nei panni dell’OSA, del produttore di alimenti: dagli ingredienti all’alimento finito, completo di confezione, attraversa e percorre un processo che all’apparenza può sembrare diretto, lineare e a suo modo semplice, con un obiettivo finale chiaro: il suo prodotto con la sua qualità definita. Qualità composta da caratteristiche estrinseche, come l’aspetto, la forma, il colore ma anche il peso, e molte altre intrinseche: contenuto nutrizionale, stabilità, sicurezza igienica, idoneità, etc.
Di fatto, l’OSA deve rispettare alcuni “paletti” normativi che lo guidano nel processo, a partire dal Reg. UE 178/2002 che gli ricorda che il suo alimento non dovrà essere né nocivo né inadatto al consumo umano; avvalendosi dunque di un sistema di autocontrollo, basato sui principi dell’HACCP, potrà gestire il suo processo perseguendo l’obiettivo della qualità descritto nel Reg. UE 852/2004 Capo II art.3 che così recita: “Gli operatori del settore alimentare garantiscono che tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione degli alimenti sottoposte al loro controllo soddisfino i pertinenti requisiti di igiene fissati nel presente regolamento”. Al successivo art. 5 si parla di punti critici di controllo, con chiara indicazione della necessità di definire limiti e modalità. Facciamo caso che nel Reg. 852 la parola “controllo” si ripete ventisei volte, altre cinque nella sua versione al plurale e leggiamo quattro volte invece la forma verbale, “controllare”. Possiamo dire che il tema è centrale!
Mi piace immaginare questa attività come un viaggio in automobile, un percorso da un punto di partenza a una meta finale, durante il quale dobbiamo percorrere un tragitto in cui ci possono essere pericoli, difficoltà, fermate, bivi, rotonde e semafori, magari qualche buca. Lungo il tragitto ci sono i “controlli” che possiamo assimilare ai diversi segnali di precedenza, di stop, agli avvisi di pericolo e soprattutto ai semafori.
Il CQ alimentare
Il CQ alimentare è proprio così: definire nel proprio processo produttivo, nella filiera tutta ove possibile, quali e quanti controlli sono necessari a non uscire dal percorso migliore e corretto per raggiungere il traguardo, per andare spediti all’arrivo e posizionarsi quali vincitori.
Il CQ si presenta oggi come un insieme di attività, ben descritte nei loro limiti, nelle modalità esecutive, ovvero con metodo, criteri di accettabilità e registrazioni rintracciabili.
Delle attività, alcuni controlli possono essere più soggettivi, visivi e discorsivi; molti invece sono riferibili a parametri misurabili, oggettivi, come: grammi, parti per milione e Unità Formanti Colonia/g. Nella sfera dei controlli misurabili entra in gioco il ruolo e il supporto del laboratorio, un servizio alla qualità con competenze specifiche che analizza non solo l’alimento in quanto tale e i suoi ingredienti, ma anche componenti ausiliari del processo per contribuire alla tenuta sotto controllo dell’intero flusso produttivo: superfici, aria, acqua, indumenti, prodotti per la sanificazione, etc.
Tornando alla metafora del viaggio, possiamo assimilare il controllo di laboratorio al semaforo: se rosso, la fermata è obbligatoria e finché non appare il verde non si riparte; il verde è l’esito favorevole dell’analisi. In caso di giallo, si tratta di fare delle valutazioni, degli approfondimenti, delle ripetizioni.
Ogni piano di autocontrollo prevede un certo numero e tipologia di analisi la cui frequenza e i limiti sono stabiliti da requisiti cogenti, ove presenti e pertinenti, o definiti dall’OSA sulla base della valutazione del rischio. A supporto del CQ, possono delinearsi almeno due tipologie fondamentali di laboratorio con cui l’OSA può interfacciarsi, le quali presentano caratteristiche, ruoli, finalità e potenzialità differenti: il laboratorio interno, aziendale, detto “annesso all’impresa” e il laboratorio esterno, conto terzi.

Laboratorio interno o laboratorio esterno?
Partiamo dal 2009, con il Decreto 22 dicembre 2009 (G.U. Serie Generale, n. 20 del 26 gennaio 2010) che riconosce di “Accredia” quale unico organismo nazionale italiano autorizzato a svolgere attività di accreditamento e vigilanza del mercato. Quindi? Come conseguenza, la Conferenza Stato Regione definisce l’Accordo Rep. N. 78 /CSR/2010 che identifica le due tipologie di laboratori all’art.1 – Campo di applicazione in:
a) laboratori non annessi alle imprese alimentari che effettuano analisi nell’ambito delle procedure di autocontrollo per le imprese alimentari;
b) laboratori annessi alle imprese alimentari che effettuano analisi ai fini dell’autocontrollo per conto di altre imprese alimentari facenti capo a soggetti giuridici diversi;
ne definisce obblighi e requisiti; in particolare, l’art.2 stabilisce che
1) i laboratori di cui all’art., lettere a) e b), di seguito indicati come “laboratori”, devono essere accreditati, secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, per le singole prove o gruppi di prove, da un organismo di accreditamento riconosciuto e operante ai sensi della norma UNI CEI EN ISOIIEC 17011.
2) i laboratori possono affidare l’esecuzione di determinate prove a un altro laboratorio, accertandone preliminarmente l’accreditamento secondo le disposizioni di cui al precedente comma 1 e l’iscrizione negli elenchi regionali di cui al presente accordo.
I laboratori affidanti devono altresì conservare, a disposizione delle autorità competenti, tutta la documentazione comprovante i requisiti dei laboratori affidatari e i rapporti di convenzione a tal fine stipulati.
Da questo momento prende il via l’attuale contesto di attività dei laboratori di CQ nel sistema alimentare italiano.
Laura Scafuri Tecnologo Alimentare e consulente