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Professione
L’editoriale

Il latte è un alimento deperibile che richiede trattamenti fisici e confezionamento ermetico per essere conservato. Quale sia la sua durata, una volta aperta la confezione, la vita del latte fresco pastorizzato, microfiltrato, ESL, UHT o sterilizzato diventa breve e spesso trova la via del lavandino. È ovviabile questo spreco?

Alcune latterie hanno cessato di produrre latte fresco focalizzandosi su ESL e UHT. Nel passato il latte era conservato concentrato o disidratato. Dall’essiccamento in strato sottile su tamburo ai moderni nebulizzatori la tecnologia ha fatto grandi passi. Oggi, le caratteristiche sensoriali e nutrizionali del latte in polvere possono essere comparabili a quelle di molti prodotti “liquidi”. Spesso apprezziamo il latte in polvere senza immaginarlo tale, ad esempio quando preleviamo il cappuccino da molti distributori automatici.

In Italia il latte in polvere non ha spazio sugli scaffali. Abbiamo dimenticato che il latte in polvere, integrato nella sua composizione, permette la sopravvivenza dei nostri figli lattanti quando non è disponibile il latte materno. Poi, come un peccato originale da espiare, diventa tabù.

Intero o magro, il latte in polvere trova invece largo impiego nell’industria alimentare, esclusa quella lattiero-casearia Italiana ove la Legge 138/1974 ne vieta l’uso.

Il latte in polvere ha una lunghissima durata, oltre l’anno, garantita dal minimo valore di attività dell’acqua che impedisce crescita microbica e attività enzimatica. La conservazione è poco vincolata alla confezione, in quanto teme solo l’umidità. Può essere acquistato in cisterne o piccole confezioni e usato nella dose e nel momento convenienti allo scopo. Poi basta richiudere.

I vantaggi propri dell’industria alimentare sono in realtà trasferibili ai singoli consumatori che possono preparare la propria bevanda aggiungendo la quantità di acqua congrua alla propria idea di qualità del latte, più cremoso o più fluido, o usarlo come ingrediente per altri alimenti.

Vista la rarità attuale delle fabbriche di latte in polvere in Italia, perché una simile modificazione di costumi possa accadere, sarebbe richiesta una transizione industriale importante. Ce ne sarebbe motivo?

L’uso domestico di latte in polvere evita lo spreco alimentare tipico del latte fluido non consumato dopo l’apertura della confezione e di quello scaduto a confezione ancora chiusa, riduce il consumo di imballi (1 kg di latte intero in polvere equivale a oltre 7 kg di latte liquido), aumenta l’efficienza dei trasporti, non richiede la conservazione in frigorifero. A parità di macronutrienti può costare meno del latte alimentare liquido. Riassumendo, ha molti elementi di sostenibilità.

Alcuni media invece, in nome della sostenibilità e della riduzione degli sprechi, veicolano il suggerimento interessato di sostituire la data di scadenza con il meno impegnativo da consumare preferibilmente entro.

È il bello delle opinioni.

Germano Mucchetti 
Professore ordinario di Scienze e tecnologie alimentari