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È la prima volta che un’organizzazione internazionale inserisce un’intera cucina nazionale all’interno del patrimonio immateriale mondiale. Un grande  riconoscimento per la storia, la qualità e la biodiversità del sistema agroalimentare italiano.

La Cucina italiana entra ufficialmente nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. La decisione è stata approvata oggi, durante la riunione del Comitato Intergovernativo a New Delhi, e rappresenta un riconoscimento senza precedenti

Secondo la motivazione ufficiale, la cucina italiana rappresenta una pratica sociale complessa, che unisce tecniche artigianali, rispetto per la stagionalità, memoria familiare, ritualità quotidiana e un forte radicamento territoriale. L’UNESCO ha evidenziato anche il ruolo fondamentale della cucina italiana nella trasmissione intergenerazionale dei saperi, nella promozione dell’inclusione comunitaria e nella valorizzazione della biodiversità agroalimentare.

Le possibili ricadute per il comparto

Secondo una prima analisi riportata da Reuters e dal Washington Post, l’iscrizione nella lista UNESCO dovrebbe generare un aumento dell’attrattività del Made in Italy agroalimentare, soprattutto nelle categorie certificate tra cui un rafforzamento dell’offerta di turismo gastronomico, in particolare nelle regioni meno note al turismo internazionale; una crescita dell’attenzione globale verso prodotti territoriali, pratiche tradizionali e tecniche culinarie regionali; nuove opportunità per iniziative di formazione, divulgazione e progetti di salvaguardia culturale.

Gli esperti sottolineano però che il riconoscimento, di per sé, non introduce nuove tutele legali: molto dipenderà dalla capacità delle istituzioni e della filiera di trasformare questo capitale simbolico in misure di protezione e valorizzazione concrete.

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Le reazioni dal settore

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato che il riconoscimento “premia la storia, la qualità e la biodiversità del sistema agroalimentare italiano” e ha sottolineato come questo risultato possa rafforzare ulteriormente la tutela delle produzioni tradizionali e l’immagine del Made in Italy nel mondo.

Federalimentare accoglie “con orgoglio e soddisfazione” la proclamazione della cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Per il presidente Paolo Mascarino, il riconoscimento “premia la qualità e l’immenso valore culturale della nostra produzione enogastronomica”. È la prima volta che una singola cucina nazionale ottiene questo status, a conferma — sottolinea — “dell’unicità del modello italiano, capace di coniugare gusto, varietà e valori sociali come convivialità e condivisione”. Mascarino evidenzia anche il ruolo della filiera produttiva, dove “la perfetta combinazione degli ingredienti si integra con una straordinaria varietà di tecniche di cottura”, e dove l’abilità delle imprese italiane continua a generare prodotti distintivi e riconosciuti nel mondo”, conclude.

Nomisma accoglie con forte favore il riconoscimento UNESCO, definendolo «particolarmente importante» in un momento in cui l’export agroalimentare continua a crescere nonostante l’incertezza globale. Il presidente Paolo De Castro sottolinea come il riconoscimento premi «un sistema culinario fondato sulla diversità, sul legame con i territori e sulla trasmissione dei saperi», aggiungendo che potrà «giocare un ruolo fondamentale per proteggere il cibo italiano dall’italian sounding».

Coldiretti, attraverso Campagna Amica, parla di un traguardo «che valorizza un comparto da 251 miliardi di euro» e conferma il ruolo centrale della cucina italiana nel mondo. L’organizzazione sottolinea come l’iscrizione nella lista UNESCO rappresenti un’occasione decisiva per sostenere filiere, territori e produzioni tipiche, rafforzando l’immagine del Made in Italy nel mercato globale.

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Unione Italiana Food definisce la nomina UNESCO «un riconoscimento storico non solo alla nostra tradizione gastronomica, ma all’intero sistema produttivo» che sostiene il Made in Italy alimentare nel mondo. Il direttore generale Mario Piccialuti evidenzia che questo risultato «rappresenta un punto di partenza per rafforzare ulteriormente la tutela e la promozione della cucina italiana», valorizzando il lavoro quotidiano di migliaia di aziende della filiera.

Federvini parla di un traguardo che non celebra semplicemente le ricette, ma «un patrimonio collettivo che identifica l’Italia nel mondo». Il presidente Giacomo Ponti sottolinea che «questa vittoria non premia solo i piatti, ma l’intera cultura della tavola», nella quale vini, spiriti, liquori tradizionali e aceti «giocano un ruolo da protagonisti» nel definire l’identità gastronomica nazionale. Una filiera, aggiunge, «che ha saputo custodire la tradizione guardando al futuro».

Grande soddisfazione anche dal comparto lattiero–caseario, che vede nel riconoscimento Unesco un rafforzamento della propria identità culturale e produttiva.

Il presidente del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP, Domenico Raimondo, sottolinea come il successo della candidatura premi “un sistema fondato su identità e tradizione, di cui la mozzarella di bufala campana è simbolo nel mondo”. Ricorda inoltre la necessità di investire in educazione alimentare, perché “le giovani generazioni cucinano sempre meno e ricorrono sempre più spesso al delivery”.

Il Consorzio del Parmigiano Reggiano esprime a sua volta grande soddisfazione per il riconoscimento UNESCO, considerandolo uno strumento che potrà rafforzare la valorizzazione della vera cultura gastronomica italiana. Il presidente Nicola Bertinelli evidenzia che il traguardo “premia il lavoro di un’intera filiera” e rappresenta un’occasione per consolidare tracciabilità, certificazioni e tutela delle produzioni di qualità. Per il Consorzio, il riconoscimento non è solo una celebrazione del passato, ma un incentivo a continuare a garantire autenticità e identità alle eccellenze italiane nel mondo.

Anche il Consorzio del Grana Padano accoglie il risultato come un riconoscimento che valorizza non solo le ricette, ma il complesso sistema culturale e comunitario da cui nasce la cucina italiana. Il Consorzio richiama la lunga storia del Grana Padano, testimonianza di un sapere artigianale tramandato nei secoli e profondamente radicato nei territori rurali. Il presidente Renato Zaghini sottolinea che questo patrimonio immateriale “racconta il legame tra famiglie, territori e tradizioni” e ribadisce l’impegno del Consorzio nel custodire e trasmettere questi valori alle generazioni future.

Soddisfazione anche dal Consorzio Tutela Formaggio Asiago, che vede nel riconoscimento un valore aggiunto per una filiera che da secoli custodisce saperi e territorio. Il presidente Fiorenzo Rigoni evidenzia come “l’Asiago DOP porti nei mercati internazionali non solo un prodotto d’eccellenza, ma la cultura e i valori di un intero territorio”.

Infine, anche il mondo del biologico esprime soddisfazione per il riconoscimento UNESCO. FederBio sottolinea come alla base della cucina italiana ci sia “un patrimonio agricolo fatto di agrobiodiversità, tecniche naturali e varietà locali”, elementi che rappresentano un riferimento strategico per l’agroecologia e per l’intero comparto bio.

La presidente Maria Grazia Mammuccini ricorda che la cucina tradizionale italiana nasce da un legame profondo con la terra e con la cura dei territori: un sistema costruito nel tempo da generazioni di agricoltori che hanno custodito semi autoctoni, preservato metodi sostenibili e tramandato conoscenze antiche. Una ricchezza che, sottolinea FederBio, continua a fondarsi sulla stagionalità, sulla qualità ambientale e sul ruolo cruciale dei servizi ecosistemici, contribuendo a rendere la nostra cucina un modello riconosciuto e apprezzato nel mondo.