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L’associazione è intervenuta per evidenziare gravi criticità che questa misura comporterebbe per l’intera filiera e l’impatto economico e gestionale sproporzionato che avrebbe, col rischio di non incentivare davvero il riciclo.

L’intervento di Unionplast fa seguito alla posizione di Assorimap, l'Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di Materie Plastiche che rappresenta le aziende che riciclano o rigenerano materie plastiche post-consumo, che aveva chiesto l’avvio della plastic tax a tutela del riciclo in un momento di crisi extranazionale.

Unionplast, che è l’Unione Nazionale dei Trasformatori di Materie Plastiche, parte di Federazione Gomma Plastica è invece intervenuta per denunciare quella che definisce “l’evidente stagnazione in cui il nostro settore versa e la riduzione ai massimi storici delle marginalità, ma anche le criticità irrisolte e i danni conseguenti che un’imposta così congegnata rischia di infliggere a tutta la filiera della plastica, le cui ultime conseguenze arriveranno agli stessi riciclatori”.

Tra gli elementi negativi portati a supporto delle proprie preoccupazione, l’Unione sottolinea “Gli oneri amministrativi sproporzionati, la moltitudine dei soggetti passivi della tassa – produttori di imballaggi e brand owner -, la conseguente inefficienza dei controlli, la mancanza di strumenti scientifici per distinguere il riciclato dal vergine, la sproporzione del tributo e la conseguente crisi di liquidità, oltre che la enormità delle sanzioni mettono a rischio la tenuta industriale delle imprese”.

Stando così le cose le conseguenze secondo Unionplast sarebbero queste: “la tassa, così strutturata, non incentiverà l’uso di riciclato, ma spingerà progressivamente ad abbandonare la plastica per materiali alternativi non tassati, non necessariamente più sostenibili”

La richiesta finale dell’Unione è di tornare ad un confronto intersettoriale che sia proficuo e porti a soluzioni che sostengano davvero l’economia circolare e l’industria nazionale.