Le attività di disinfestazione e derattizzazione devono evolvere da semplici interventi reattivi a processi integrati, trasparenti e misurabili. Il valore di UNI 11956 definisce un quadro organico in cui i requisiti organizzativi e quelli di servizio si integrano.
Il “pest management sostenibile” si pone oggi come elemento chiave per garantire non solo l’efficacia e l’efficienza dei trattamenti e delle attività di disinfestazione e derattizzazione (compresi la prevenzione e il monitoraggio), ma anche la tutela dell’ambiente, della salute umana e del benessere animale, nonché gli impatti sulla società e sui lavoratori.
In un contesto globale segnato dalla necessità di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030), le attività di controllo degli infestanti non possono limitarsi alla sola rimozione di parassiti e roditori, bensì devono integrarsi in un modello che consideri l’intero ecosistema e il ciclo di vita dei prodotti utilizzati.
Il Regolamento (UE) 528/2012 (Biocidi) ha introdotto da tempo un quadro normativo volto a promuovere l’uso sostenibile e la valutazione del rischio dei prodotti biocidi, stabilendo criteri rigorosi per l’immissione in commercio e l’impiego di sostanze attive con particolare attenzione all’impatto ambientale e tossicologico. Contemporaneamente, il Regolamento (UE) 848/2018 sulla produzione biologica ha definito i principi per un’agricoltura che privilegia tecniche e sostanze naturali, richiamando l’urgenza di evitare contaminazioni chimiche lungo tutta la filiera agroalimentare. Allo stesso tempo, la Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, recepita in Italia con il D.Lgs. 150/2012 e il DM 22 gennaio 2014 (Piano di Azione Nazionale - PAN), che istituisce un quadro comunitario per ridurre al minimo i rischi per la salute umana e l’ambiente derivanti dall’uso dei pesticidi, ha contribuito a costituire il contesto di riferimento specifico.
Integrare tutti questi input significa, per un’azienda di disinfestazione e per i fruitori del servizio, adottare protocolli di trattamento basati su:
- Valutazione quantitativa del rischio (analisi del pericolo e probabilità di contaminazione).
- Scelta di prodotti e attrezzature che riducano al minimo l’uso di sostanze pericolose e che consentano un’applicazione appropriata delle stesse.
- Pest proofing e interventi mirati che prevengano l’insorgere di nuove infestazioni.
- Monitoraggio continuo tramite trappole e tecniche non chimiche ove possibile.
L’inquadramento del tema nel contesto normativo europeo sottolinea come le attività di disinfestazione e derattizzazione debbano evolvere (e lo stiano di fatto già compiendo) da semplici interventi reattivi a processi integrati, trasparenti e misurabili, in linea con i principi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG). In ogni caso, la richiesta e la fornitura di servizi con requisiti di sostenibilità non potranno essere sganciate dall’individuare dei requisiti specifici per l’organizzazione che li progetta e li eroga in termini di impegni per la sostenibilità.
In tempi recenti, l’intero settore del Pest Management italiano si è dotato di alcuni strumenti per determinare e indagare i propri livelli di sostenibilità, anche prendendo spunti e raccogliendo feedback da altri settori e, non di meno, recependo le richieste delle parti interessate.
In particolare, all’interno di questo contributo, sarà svolta una panoramica e un confronto tra la norma UNI 11956:2024 “Servizi di gestione e controllo delle infestazioni (pest management) sostenibile - Requisiti”, la prassi di riferimento UNI/PdR 145:2023 “Pest management nelle imprese del settore agroalimentare della produzione biologica - Requisiti del servizio” e il documento tecnico promosso da ANID “Gestione degli infestanti con metodi biologici orientati alla sostenibilità”.
Norma UNI 11956:2024
Lo standard UNI 11956:2024 “Servizi di gestione e controllo delle infestazioni (pest management) sostenibile - Requisiti” pubblicato il 26 settembre 2024 ha l’obiettivo di incentivare percorsi sostenibili nel settore della disinfestazione, elevando professionalità, competitività e trasparenza delle organizzazioni e della loro filiera. La sua redazione è stata promossa in sede UNI da AIDPI, Associazione delle Imprese di disinfestazione professionali italiane.
Si tratta di una norma la cui conformità sarà valutata secondo UNI CEI EN ISO/IEC 17065 (valutazione della conformità – Requisiti per organismi che certificano prodotti, processi e servizi).

I requisiti si articolano su vari livelli, mettendo in risalto in particolare:
- I principi generali: sviluppo di piani di gestione degli infestanti che minimizzino impatti ambientali, sociali ed economici, fondati su un’analisi oggettiva del rischio.
- I requisiti dell’organizzazione (Cap. 5): politiche, ruoli, processi e formazione interni per supportare la sostenibilità.
- I requisiti del servizio (Cap. 6): criteri di selezione dei prodotti, tecniche di intervento, pest proofing, monitoraggio e gestione attrezzature.
- Le appendici informative: guide per l’autovalutazione, matrici di sostenibilità e protocolli tecnici.
Basandosi fortemente sui requisiti di UNI EN 16636:2025, la norma stabilisce in ottica di materialità e facendo proprio il modello di business basato sull’accountability e l’orientamento all’etica e alla trasparenza, i requisiti specifici sia per l’organizzazione che per il servizio, con tre “risorse vitali” – cliente, collaboratori e risorse naturali.
Relativamente ai requisiti per l’organizzazione, essi considerano e impegnano l’organizzazione in numerose attività, quali la definizione di una politica aziendale sulla sostenibilità, condivisa con stakeholder, la nomina di un referente di alta direzione per la sostenibilità, la definizione di un protocollo di qualifica dei fornitori in ottica ESG e una attività di risk assessment per ogni aspetto di sostenibilità. Nel pianificare e valutare il rischio delle azioni legate alla sostenibilità sarà, inoltre, necessario identificare gli SDGs rilevanti, pertinenti al contesto aziendale e al servizio erogato.
Relativamente ai requisiti del servizio, UNI 11956 si innesta sul flusso di processo del servizio già introdotto da UNI EN 16636 nel 2015, enfatizzando in ogni passaggio gli aspetti legati alla sostenibilità, pur consentendo all’organizzazione di erogare servizi “convenzionali” o con un grado di sostenibilità anche inferiore.
Una novità rilevante è appunto la possibilità di calcolare l’indice di sostenibilità attraverso un modello numerico che integra parametri ambientali, sociali e di efficacia per definire, appunto, il “grado” di sostenibilità di ciascun servizio proposto, con riferimenti oggettivi (per es. al regolamento “CLP” per quanto concerne l’indice di pericolosità per la salute umana e l’impatto ambientale delle sostanze, al D.Lgs. 81/2008 per la tutela della salute e della sicurezza delle persone e alle modalità di corretto impiego dei prodotti e dei dispositivi, etc.).
Una forte enfasi è inoltre data ai requisiti e le appendici (alcune normative, altre informative) che si occupano di descrivere le attività e i criteri per la formazione del personale, la gestione delle attrezzature, la selezione dei biocidi più favorevoli in termini di sostenibilità e la pianificazione delle azioni per lo sviluppo della sostenibilità, non limitandosi naturalmente ai soli aspetti ambientali, ma anche considerando i temi etico-sociali e di governance.
UNI 11956:2024 definisce, pertanto, un quadro organico in cui i requisiti organizzativi e quelli di servizio si integrano per assicurare interventi di disinfestazione e derattizzazione misurabili, responsabili e in accordo con i principi ESG e l’Agenda 2030. Questi elementi forniscono alle aziende non solo linee guida, ma anche strumenti concreti per dimostrare la propria sostenibilità lungo l’intera catena del valore.
Conclusioni e prospettive
Tra i punti comuni tra i documenti emergono:
- L’enfasi sull’importanza dell’analisi del rischio e del monitoraggio continuo.
- Cruciale la formazione e lo sviluppo delle competenze delle figure professionali e la condivisione di protocolli chiari con stakeholder e fornitori.
- Viene privilegiato l’uso di tecniche che minimizzino l’uso di sostanze chimiche e riducano gli impatti ambientali e sociali.
In tale contesto, emerge che UNI 11956 rappresenti uno strumento completo per affrontare le sfide attuali e future in termini di sostenibilità del comparto del pest management, grazie alla sua visione globale che include, in un percorso piuttosto naturale, le indicazioni della PdR 145 così come del Documento tecnico ANID.
L’esistenza di questi strumenti volontari – norma, prassi e linee guida tecniche – rafforza la capacità del settore di:
- Standardizzare processi e competenze su base ESG.
- Innovare attraverso tecniche a basso impatto e digitalizzazione (IoT per trappole, modelli di calcolo, app di monitoraggio).
- Comunicare in modo trasparente risultati e indicatori di sostenibilità.
Nei prossimi anni, la sfida sarà far convergere in maniera più sistematica questi approcci in un framework integrato, che valorizzi la conformità normativa (UNI 11956), l’adattabilità delle prassi (PdR 145) e l’efficacia delle tecniche biologiche e orientate alla sostenibilità (ANID), per garantire servizi di pest management sempre più responsabili e riconosciuti anche dagli stakeholder esterni.
Non per ultimo, tra le prospettive connesse all’adozione e alla diffusione della norma UNI 11956, vi è l’auspicio che essa possa presto attirare l’attenzione anche degli Enti di Certificazione e di Accredia, con l’obiettivo di renderla quanto prima riconoscibile e certificabile, rafforzandone così la valenza operativa e il potenziale di diffusione nel settore.
Francesco Fiorente e Francesco Nicassio, esperti in Pest Management Sostenibile