Cari colleghi Tecnologi Alimentari, siamo sinceri: quanti di noi hanno già chiesto a ChatGPT di scrivere una procedura HACCP? (silenzio imbarazzato in platea!). Secondo un recente studio di McKinsey, il 63% dei professionisti del settore alimentare ha già sperimentato strumenti di AI nel proprio lavoro quotidiano ed il restante 37% probabilmente sta mentendo.
Dunque, siamo di fronte ad una grande rivoluzione o siamo in panico perché temiamo che la tecnologia ci sovrasti? In qualsiasi modo la prendiamo, i numeri sono impressionanti: il mercato globale dell'AI nel settore alimentare, che nel 2020 valeva appena 5,3 miliardi di dollari, raggiungerà i 29,4 miliardi nel 2025, con una crescita media annuale del 45,7% che farebbe impallidire anche il lievito più attivo. Mentre leggiamo queste righe, probabilmente un algoritmo sta analizzando la shelf-life di un prodotto molto più velocemente di quanto abbiamo mai fatto con i nostri fidati Excel (ammettiamolo, spesso usiamo ancora Excel nella versione 2013!). Ma parliamoci chiaro: l'AI sta già rivoluzionando inesorabilmente il nostro settore.
Nel 2023, NotCo - startup cilena valutata oltre 1,5 miliardi di dollari - ha fatto scalpore utilizzando la sua AI "Giuseppe" per sviluppare alternative vegetali che replicano il gusto della carne con una precisione del 95%. Un risultato che avrebbe richiesto anni di test sensoriali, migliaia di assaggiatori annoiati e tonnellate di caffè per tenerli svegli. La loro maionese vegana, creata dall'AI analizzando la struttura molecolare dell'originale, è già in vendita in Italia e molti consumatori non hanno notato la differenza (non ditelo ai puristi della maionese). E sì, anche quegli assaggiatori (panel leader e giudici sensorialisti) stanno iniziando a preoccuparsi per il loro futuro!
Inutile dunque raccontarcela diversamente: l'elefante è già nella stanza, o meglio i robot sono nelle cucine e nei laboratori, lo conferma l'Osservatorio del Politecnico di Milano: il 78% delle aziende alimentari italiane prevede di incrementare gli investimenti in AI nei prossimi tre anni. E qui arriva la domanda che tutti ci facciamo durante le riunioni, ma che nessuno osa pronunciare ad alta voce: "Mi stanno per sostituire con un software?"
Stando con i piedi per terra, la risposta breve a questa domanda è: No. Quella lunga è: Nooooo, ma forse il TA 4.0, ovvero quello il TA del futuro sarà mezzo uomo e mezzo AI (ma con gusto!). Questa risposta ibrida è dovuta al fatto che già oggi l'AI può fare molte cose: analizzare dati, ottimizzare ricette, migliorare processi e ridurre scarti e sfridi, prevedere tendenze. Ma non può, ad esempio, gestire una crisi quando il cliente chiama alle 23:45 del venerdì sera oppure capire perché quel prodotto "tecnicamente perfetto" proprio non piace al mercato.
Nel 2023, solo il 15% delle decisioni critiche nel settore alimentare è stato completamente automatizzato. Il restante 85% richiede ancora quel mix unico di competenza tecnica, intuizione e capacità di gestire il panico che solo un Tecnologo Alimentare può offrire.
Secondo LinkedIn Industry Report 2024 le competenze più richieste per i Tecnologi Alimentari nel 2024 includono: Data Analysis (perché i numeri sono i nuovi ingredienti), Machine Learning basics (non significa imparare a riparare l'impastatrice) e Soft Skills (perché qualcuno dovrà pur spiegare ai robot cosa significa "q.b.")
Nel 2024, mentre l'automazione avanza, il nostro ruolo diventa ancora più cruciale: noi TA siamo i traduttori tra il mondo dei bit e quello dei sapori, tra gli algoritmi e le emozioni che solo il cibo sa suscitare. L'AI nel settore alimentare è come il lievito madre: può fare meraviglie, ma ha bisogno di qualcuno che sappia come gestirla. E quel qualcuno siamo proprio noi, i Tecnologi Alimentari.
Dobbiamo però anche essere certi che, mentre leggeremo questo articolo, migliaia di sviluppatori stanno lavorando a nuovi algoritmi che potrebbero rendere obsolete le competenze che davamo per scontate. La domanda non è più "se" l'AI entrerà nel nostro lavoro, ma "quando" diventerà indispensabile come il nostro amato rifrattometro.
E sì, lo so cosa stiamo pensando: "Ho già troppo da fare, non ho tempo per studiare anche l'AI". Ma ricordate quando dicevamo la stessa cosa dell'HACCP o delle certificazioni o dei software gestionali o dei social media per promuovere i nostri servizi?
La verità scomoda è che nel 2025 un Tecnologo Alimentare che non capisce l'AI è come un cuoco che non sa accendere i fornelli. Possiamo anche essere brillanti nelle nostre competenze tradizionali, ma rischiamo di rimanere tagliati fuori dalle opportunità più interessanti (e redditizie) del settore.
Ecco perché la formazione continua non è più un'opzione - è una questione di sopravvivenza professionale. E non parlo solo di seguire qualche webinar tanto per dire "ci sono stato". Parlo di immergerci a capofitto nel mondo dell'AI con la stessa passione con cui studiavamo le fermentazioni all'università. Magari all'inizio ci sentiamo un po' persi e goffi come quando facevamo i primi bilanci di massa o quando ci perdevamo nelle differenze tra pastorizzazione e sterilizzazione. L'importante è iniziare perché il tempo delle mezze misure è finito.
P.S. Ho chiesto all'AI di scrivere una battuta finale. Ha risposto: "Error 404: Humor not found". Ecco perché il nostro lavoro è al sicuro. Per il momento…!
Massimo Artorige Giubilesi Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria