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Assoenologi, ISMEA e UIV hanno presentato le stime vendemmiali 2025 con un grande ottimismo per la qualità dei vini in arrivo. Sul fronte della produzione i volumi tornano a crescere. Previsti 47,4 milioni ettolitri previsti, +8% sul 2024.

L'indagine vendemmiale 2025 è frutto di un lavoro complesso che coinvolge diverse realtà ed è stata realizzata attraverso un processo di armonizzazione delle metodologie adottate da Assoenologi, Unione italiana vini (Uiv) e Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) al quale si aggiunge il contributo dell'Ufficio competente del Masaf e delle regioni.

Stando alle stime elaborate, la produzione dovrebbe registrare un incremento dell'8% rispetto alla scorsa campagna, riportando i volumi in linea con la media degli ultimi anni dopo due annate particolarmente scarse (+2% sulla media 2024-2025). Un raccolto che conferma quindi il primato produttivo dell'ltalia, seguita nella classifica globale dai competitor europei Francia (37,4 milioni di ettolitri) e Spagna (36,8 milioni di ettolitri).

Il meteo

Per avere la sicurezza definitiva bisognerà aspettare ancora un paio di settimane, sperando che le condizioni atmosferiche non giochino qualche brutto scherzo, ma al momento le analisi confermano che dal punto di vista sanitario le uve si presentano in buone condizioni, grazie a una gestione agronomica attenta e scientifica, fondamentale in un contesto sempre più segnato da eventi estremi. Le buone riserve idriche accumulate durante l'inverno, una primavera mite e un'estate anticipata ma altalenante hanno favorito una vendemmia anticipata in molte aree e con una distribuzione temporale che si preannuncia lunga, soprattutto nel Mezzogiorno. Gli esperti segnalano che a maturità fenolica raggiunta in gran parte delle aree, unita al potenziale aromatico favorito dalle escursioni termiche di fine agosto, lascia intravedere vini freschi e longevi al Nord, profili netti ed equilibrati al Centro e rossi di struttura e carattere al Sud.

Lo spaccato geografico regionale

L'incremento produttivo atteso per questa vendemmia non è omogeneo lungo la Penisola. A spingere la crescita è sicuramente il Sud, dove il raccolto registra un balzo a due cifre (+19%) - trainata dalla performance della Puglia (+17%) - grazie alla disponibilità idrica accumulata in primavera che ha consentito ai vigneti delle regioni meridionali di reagire bene alle ondate di caldo di giugno e agosto.

Aumenta la produzione, anche se con quantità più contenute, anche il Settentrione, che vede nel Nord Ovest (+8%) la Lombardia in netta ripresa, con un +15% sullo scorso anno ma ancora a -8% rispetto alla produzione media 2020-2024. Risulta complessivamente in aumento anche la produzione dei vigneti del Nord Est (+3%), dove un'estate altalenante è stata preceduta da una primavera abbondantemente piovosa, che ha richiesto una gestione attenta delle fitopatie. In ordine, il Friuli-Venezia Giulia mette a segno l'incremento maggiore (+10%), seguito dal Trentino-Alto Adige (+9%) e Veneto (+2%), con una crescita molto limitata a fronte di un'annata 2024 in linea con la media del quinquennio. Stabile l'Emilia-Romagna, divisa tra gli incrementi della Romagna e i cali, soprattutto nel peso delle uve, in Emilia.

Negativo, infine, il segno del Centro (-3%), dove le performance di Umbria (+10%), Marche (+18%) e Lazio (+5%) non riescono a compensare la perdita della Toscana (-13%), fisiologica dopo un 2024 veramente abbondante.

Sul fronte della classifica regionale, con quasi 12 milioni di ettolitri e una quota di un quarto del raccolto made in Italy, il Veneto si conferma la principale regione produttiva italiana, seguita da Puglia e Emilia-Romagna, rispettivamente al 19% e 15%, per un totale complessivo del podio pari al 59% della produzione nazionale. Seguono nella top5 Sicilia e Abruzzo, che fanno scivolare Piemonte e Toscana al sesto e settimo posto della lista.

La vendemmia in Europa

Dopo due annate dominate dalle preoccupazioni metereologiche, torna a timidamente a crescere la produzione di vino anche sul versante europeo (+2,1%). A recuperare solo parzialmente le perdite dello scorso anno è la Francia, che si ristabilisce al secondo posto dopo l'Italia nella classifica dei produttori con una produzione da 37,4 milioni di ettolitri. Scende quindi di un gradino del podio la Spagna, che dovrebbe raccogliere 36,8 milioni di ettolitri. Seguono, a distanza, Germania e Portogallo, con rispettivamente 8,4 e 6,2 milioni di ettolitri.

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Il ruolo degli enologi

Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: "In un momento complesso come quello che stiamo vivendo, la qualità dei vini diventa un elemento decisivo anche sui mercati e richiede un'attenzione ancora maggiore nella loro preparazione. In questo scenario contraddittorio e imprevedibile, ancora una volta il ruolo degli enologi si conferma centrale: la loro scienza, esperienza e conoscenza sono strumenti indispensabili per affrontare al meglio i cambiamenti climatici e per garantire una conduzione più lineare e sicura dei vigneti e delle cantine. È grazie al lavoro quotidiano degli enologi che il settore vitivinicolo può rispondere con competenza a un clima sempre più incerto".

Quantità eccessive?

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: "Brindiamo a un'annata qualitativamente eccellente, ma non per le quantità. Alle attuali condizioni di mercato, sarà difficile garantire la giusta remunerazione alla filiera con una vendemmia da 47,4 milioni di ettolitri a cui si aggiungeranno verosimilmente circa 37 milioni di ettolitri di vino in cantina. Ci troviamo a fare i conti con difficoltà che non riguardano solo l'Italia, ma tutti i Paesi produttori. La qualità del nostro vino è indiscussa, ma anche il buono, se è troppo, fa perdere valore al comparto. In questo momento storico proponiamo di rivedere gli schemi produttivi, a partire dall'impianto legislativo del Testo Unico, con l'obiettivo di attivare un sistema a fisarmonica del nostro potenziale, che sia in grado di aprirsi o comprimersi a seconda delle dinamiche di mercato. Proprio sul trade si gioca la partita decisiva, che auspichiamo possa passare da una campagna di promozione straordinaria, a regia pubblico-privata, negli Usa e sui mercati più promettenti".

Uno sguardo all’Unione Europea

Per Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV), l'associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell'industria e nel commercio di vino: "A livello UE, si prevede che la vendemmia 2025 sarà lievissimamente più abbondante rispetto al 2024. Mentre la Spagna si trova ad affrontare un raccolto più leggero a causa di eventi climatici, ciò sarà compensato dai raccolti in aumento in Italia ed in Francia, nonostante l'estirpazione in alcune regioni francese. Quest'anno, tuttavia, le preoccupazioni non sono state guidate solo dalle previsioni meteorologiche. La politica commerciale, e in particolare le recenti notizie sulle tariffe statunitensi, è diventata una questione centrale per la sostenibilità a lungo termine del settore. Ci troviamo a guardare sia il cielo che le notizie TV".

La situazione internazionale

Il presidente di Agenzia ICЕ, Matteo Zoppas: "Il vino italiano sta affrontando una fase complessa che vede una vendemmia positiva ma con mercato saturo e dazi USA penalizzanti, seppure alla tariffa base del 15%. Nonostante un calo del 4% nei volumi di export nei primi cinque mesi del 2025 il valore si mantiene stabile a 3,2 MLD sullo stesso periodo dello scorso anno. Il mercato americano si conferma strategico e anche se nel periodo gennaio-maggio di quest'anno appare una crescita del 5,79% non bisogna pensare che questo trend possa durare, figlio di logiche di stoccaggio che sta vedendo un sell out sul mercato che non dà per nulla conforto. La qualità del vino italiano e il nostro impegno nel percorso di education&tasting ci permetteranno di superare anche questa fase di mercato saturo, consolidando la leadership internazionale del settore".