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Tecnologie
Lattiero-caseario

I prodotti lattiero-caseari rappresentano una delle principali fonti naturali di iodio nella dieta, grazie anche alla pratica dell’integrazione nei mangimi bovini. Tuttavia, il loro ruolo è spesso ignorato dal pubblico.

Lo iodio è un oligoelemento indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei, fondamentali per lo sviluppo cerebrale e la crescita, soprattutto durante la gravidanza e l’infanzia. Una carenza significativa può portare a gravi danni neurologici, aborto spontaneo e aumento della mortalità infantile. Anche carenze lievi o moderate sono associate a riduzioni del quoziente intellettivo nei bambini e a problemi cognitivi.

Dal 1991, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha promosso la iodoprofilassi attraverso la iodizzazione universale del sale. Tuttavia, politiche di riduzione del consumo di sale per combattere malattie cardiovascolari stanno complicando la diffusione dello iodio tramite questa via, soprattutto nei Paesi occidentali. Inoltre, molti produttori alimentari evitano il sale iodato per mantenere l’accesso ai mercati internazionali.

In questo contesto, gli alimenti di origine animale – con particolare riferimento ai prodotti lattiero-caseari – rappresentano una fonte dietetica importante di iodio. Il latte e i derivati sono infatti tra le principali fonti naturali di iodio, contribuendo a più della metà dell’apporto iodico nei bambini in Norvegia (56%) e nel Regno Unito (51%), e a oltre un terzo negli adulti in Finlandia (37%), Irlanda (53%), Norvegia (36%) e Regno Unito (34%) [Bath et al., 2022]. La presenza di iodio nel latte e nei prodotti lattiero-caseari è attribuibile a diverse pratiche zootecniche, in particolare alla supplementazione di iodio nei mangimi destinati ai bovini [Niero et al., 2023; Vila et al., 2020]. Tuttavia, il contributo di questi alimenti all’apporto totale di iodio è ampiamente sottovalutato dall’opinione pubblica [Kayes et al., 2022], e i cambiamenti nelle abitudini di consumo di latte e derivati nel passaggio dall’infanzia all’età adulta possono ridurre ulteriormente l’apporto dietetico di iodio.

Fonti alimentari alternative: pesce, cereali e vegetali

Il pesce e i frutti di mare sono considerati fonti affidabili di iodio, ma il loro consumo varia notevolmente tra i Paesi. Nei bambini, il loro contributo può variare dal 2% al 18%, negli adulti fino al 47%. Cereali e pane possono contribuire all’apporto iodico solo se preparati con sale iodato, mentre carne e uova hanno un ruolo secondario. I vegetali sono generalmente poveri di iodio, a meno che non crescano in suoli ricchi o siano sostituiti da alghe, come avviene in Giappone.

L’indagine internazionale: obiettivi e metodologia

Questa indagine internazionale ha offerto una panoramica sulla consapevolezza pubblica riguardo all’importanza dello iodio come oligoelemento essenziale per la salute umana, nonché sulla conoscenza delle fonti alimentari di iodio. Per comprendere la consapevolezza pubblica sull’importanza dello iodio e le fonti alimentari associate, è stato condotto un sondaggio online su 4.704 persone in 16 Paesi. Il questionario online includeva aspetti sociodemografici e domande sulla consapevolezza dei consumatori riguardo allo iodio alimentare, utilizzando una scala Likert a 7 punti.
L’analisi ha valutato il grado di conoscenza rispetto a diverse fonti di iodio, considerando variabili come età, genere, livello d’istruzione e stato occupazionale.
Le risposte sono state analizzate tramite un modello lineare di regressione multipla, che includeva paese, genere, età, livello di istruzione e stato occupazionale come effetti fissi. I partecipanti erano moderatamente consapevoli dell’importanza di pesce (4,86) e frutti di mare (4,90) come fonti alimentari di iodio, ma meno consapevoli del ruolo del latte come fonte primaria (3,32).

Latte poco riconosciuto come fonte di iodio

I risultati mostrano una consapevolezza relativamente alta riguardo al ruolo del pesce (4,86/7) e dei frutti di mare (4,90/7), ma molto bassa per quanto riguarda il latte (3,32/7). Circa un quarto dei partecipanti non era in grado di esprimere un’opinione sul contenuto iodico di latte, carne, cereali, frutta e verdura. Al contrario, quasi tutti hanno riconosciuto l’associazione tra latte e calcio, confermando l’attenzione del pubblico su altri nutrienti.

Differenze geografiche e culturali

Le differenze tra aree geografiche sono marcate: in Oceania la consapevolezza dell’importanza dello iodio era la più alta, mentre in America Latina la più bassa. In Europa settentrionale e occidentale, il latte è percepito meno come fonte di iodio rispetto ad altri continenti. Al contrario, in Giappone si registra la maggiore consapevolezza sull’apporto iodico di cereali, frutta e verdura.

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Fattori sociodemografici: influenza limitata

L’età, il livello di istruzione e lo stato occupazionale influenzano solo parzialmente la consapevolezza, principalmente per pesce e frutti di mare. Le persone più anziane, con istruzione elevata e occupate sono più consapevoli. Tuttavia, queste variabili non modificano la percezione rispetto a latte, carne o vegetali. Anche il genere ha un impatto minimo: le donne mostrano leggermente maggiore attenzione all’importanza dello iodio, ma senza differenze sostanziali sugli alimenti.

Conclusioni e implicazioni per il settore lattiero-caseario

Il basso livello di consapevolezza sul ruolo del latte come fonte di iodio apre nuove opportunità di comunicazione e marketing per l’industria lattiero-casearia. Etichettature nutrizionali che valorizzino il contenuto iodico, campagne educative e collaborazioni con enti sanitari possono contribuire a migliorare l’informazione dei consumatori. In un contesto in cui la iodoprofilassi via sale è in declino, il latte può rappresentare una risorsa chiave per il mantenimento di un adeguato apporto iodico nella popolazione.

Lo studio internazionale, condotto su un campione di 4.704 rispondenti che hanno partecipato volontariamente a un questionario online autocompilato, ha messo in evidenza una discreta consapevolezza sul ruolo dello iodio nella salute umana, ma una conoscenza limitata circa le sue fonti alimentari. In media, i partecipanti hanno riconosciuto correttamente pesce e frutti di mare come fonti efficaci di iodio, mentre il latte e i prodotti lattiero-caseari sono stati significativamente sottovalutati come fonte primaria di questo micronutriente.

Alcune percezioni errate sono emerse in maniera marcata in specifici paesi: in Giappone e negli Stati Uniti, ad esempio, i cereali e la carne sono stati erroneamente ritenuti buone fonti di iodio. In generale, una maggiore consapevolezza del contenuto di iodio negli alimenti e dei suoi effetti benefici sulla salute è risultata associata a livelli più elevati di istruzione, mentre le differenze di genere sono emerse solo in relazione alla percezione generale dell’importanza dell’elemento per la salute.

Alla luce di questi risultati, gli enti pubblici sono invitati a considerare nuove strategie di comunicazione per migliorare la conoscenza della popolazione riguardo alle reali fonti alimentari di iodio, in particolare i prodotti lattiero-caseari, e al loro contributo nella prevenzione di carenze nutrizionali. Tra le azioni raccomandabili, vi è l’adozione di etichette nutrizionali più chiare che riportino il contenuto di iodio degli alimenti e l’inserimento di claim salutistici specifici per lo iodio sulle confezioni dei prodotti ad alto contenuto, come latte e derivati. Questi strumenti informativi potrebbero rappresentare un canale efficace per colmare il divario tra conoscenza percepita e realtà nutrizionale.

Un interessante sondaggio internazionale

Abstract DOI: 10.3168/jds.2024-25030

Questo sondaggio internazionale fornisce approfondimenti sulla consapevolezza pubblica dell’importanza dello iodio come oligoelemento essenziale per la salute umana insieme alla conoscenza delle fonti alimentari di iodio. Il questionario online includeva aspetti sociodemografici e consapevolezza dei consumatori di iodio alimentare. Sono stati presi in considerazione 4.704 questionari da 16 Paesi. Le risposte sono state analizzate tramite un modello lineare di regressione multipla che includeva paese, genere, età, livello di istruzione e stato occupazionale come effetti fissi. Gli intervistati erano moderatamente consapevoli dell’importanza del pesce (4,86) e dei frutti di mare (4,90) come fonti alimentari di iodio, ma meno consapevoli del latte come fonte primaria di iodio (3,32). La consapevolezza degli intervistati variava notevolmente da un paese all’altro. Età, livello di istruzione e stato occupazionale modificavano la loro percezione solo quando veniva chiesto loro di pesce e frutti di mare come fonte di iodio, con gli intervistati anziani, quelli altamente istruiti e in età lavorativa che erano più consapevoli della loro rilevanza come fonti alimentari di iodio. Di conseguenza, si dovrebbe considerare di etichettare il latte e i latticini come fonti alimentari ricche di iodio.

Chiara Scelsi