L’Annual Report 2024 di AssoBirra segnala le difficoltà del contesto, caratterizzato da aumento dei prezzi e dell’inflazione, e flessione nei consumi e nella produzione. Il settore conferma la capacità di adattarsi e reagire, investendo circa 100 milioni di euro in innovazione, sostenibilità e sviluppo.
AssoBirra, storica associazione nata nel lontano 1907, riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra, malto e luppolo in Italia: ogni anno presenta un rapporto sullo stato dell’arte del settore italiano, con dati e tendenze.
Partiamo dai primi. Nel 2024 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,2 milioni di ettolitri, registrando una contrazione abbastanza contenuta rispetto ai 17,4 milioni di ettolitri del 2023 (-1,27%), attestandosi appena sotto i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri).
I consumi nel 2024 si sono attestati a 21,5 milioni di ettolitri, in lieve calo del 1,54% rispetto al 2023, una lieve contrazione che va di pari passo con il calo del consumo pro capite (36,4 litri vs 37,1 litri nel 2023). Nonostante la flessione rispetto al picco storico del 2022 (22,5 milioni), i consumi 2024 restano solidamente sopra la soglia pre-Covid del 2019 (21,2 milioni) e segnano una crescita di oltre il 20% rispetto a dieci anni fa (17,6 milioni), segno di una domanda oggi più strutturalmente solida.
L’import di birra ha registrato una flessione del 4,95% rispetto all’anno precedente, pari a 400 mila ettolitri. La Germania rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 44,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (seppur con una quota in calo, scesa all’ 11,6%), Polonia (11,4%) e Paesi Bassi (8,8%). Tra i Paesi non comunitari, che rappresentano oggi il 2,7% del totale dell’import, il maggior esportatore verso l’Italia è il Regno Unito, con circa 103.004 ettolitri su un totale complessivo di 208.541 ettolitri provenienti da Paesi terzi.
Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2023 (3,3 milioni di hl nel 2024, con un -7,82% rispetto ai 3,6 dell’anno precedente). Nella distribuzione dell'export si rileva un leggero calo della quota verso il Regno Unito (41,5% nel 2024 rispetto al 43,9% del 2023), con una contrazione in volume di circa 205.000 ettolitri. In crescita invece le esportazioni verso Albania (+27%), Paesi Bassi (+6,6%), e soprattutto Stati Uniti, con un incremento del 12,7%.
Tra i canali distributivi prosegue la ripresa del fuori casa, che nel 2024 registra un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente in termini di incidenza sul totale dei consumi (38,5% vs 37,6% nel 2023), bilanciando in parte la flessione di consumo domestico del canale GDO, ancora in calo (61,5% nel 2024 vs 62,4% nel 2023).
Le difficoltà: accise e alcol
Nel 2024 le accise sulla birra hanno superato i 714 milioni di euro, in crescita di oltre 20 milioni rispetto all’anno precedente, principalmente a causa dell’aumento dell’aliquota, considerando il calo nei consumi causato principalmente dal minor potere di acquisto dei consumatori.
AssoBirra segnala come l’accisa incida fino al 40% del prezzo finale nel formato più popolare e venduto in Italia, la 66 cl, e rappresenta un freno alla competitività delle imprese, limita gli investimenti e favorisce l’importazione da Paesi che hanno una fiscalità più vantaggiosa.
Un altro problema arriva dal fronte internazionale, in particolare dalla nuova strategia globale dell’OMS che propone un orientamento più restrittivo che potrebbe penalizzare il comparto brassicolo. Nel concreto, l’Associazione lavora per preservare un approccio equilibrato e basato su evidenze scientifiche e ribadisce l’importanza di difendere e promuovere il modello italiano di consumo, fondato su moderazione e responsabilità, all’interno del quale la birra si inserisce come bevanda da pasto per eccellenza, evitando approcci ideologici e generalizzati che ignorino le specificità culturali e i dati reali. E in questo contesto si inserisce la richiesta di riconoscere ufficialmente la birra come bevanda da pasto. La birra, consumata prevalentemente durante i pasti (oltre il 60% dei casi, secondo dati CENSIS), si distingue per il basso tenore alcolico e l’alta versatilità a tavola.
Investimenti e sostenibilità
Nonostante la congiuntura, il comparto birrario italiano ha mantenuto un livello medio annuo di investimenti pari a circa 100 milioni di euro, confermando la propria fiducia nel mercato. Si investe soprattutto in innovazione, sostenibilità ambientale e miglioramento della qualità. Per AssoBirra, la crescita del comparto passa necessariamente anche attraverso la transizione ecologica e l’impegno per la sostenibilità, sempre più riconosciuti non solo come obblighi normativi, ma come driver strategici di competitività e sviluppo per le imprese.
In questa direzione, AssoBirra ha definito linee guida per accompagnare il comparto verso un futuro più resiliente e il settore è già attivo con investimenti in tecnologie e pratiche sostenibili: energie rinnovabili, packaging riciclabili, fusti resi, riduzione dei consumi idrici e filiere locali. Secondo l’ultima ricerca del Centro Informazione Birra di AssoBirra, oltre il 75% dei consumatori, soprattutto giovani, considera la sostenibilità un fattore chiave nella scelta e, in questo contesto, trasparenza e indicatori misurabili sono essenziali per garantire credibilità.
Esiste anche un importante aspetto sociale. Il settore è infatti attivamente impegnato nella promozione di comportamenti responsabili legati al consumo di bevande alcoliche, attraverso investimenti in prodotti a bassa o nulla gradazione alcolica e iniziative concrete sui temi di diversità, equità e inclusione. In questo contesto, le birre analcoliche e a basso contenuto alcolico rappresentano un segmento dinamico, in linea con il modello di consumo italiano storicamente improntato alla moderazione. Nel 2024 le birre low e no alcol hanno rappresentato il 2,11% del totale dei consumi, in aumento del 13,4% rispetto all’1,86% del 2023, segnando un trend positivo costante a partire dal 2020.