È una delle forme più comuni di deficit nutritivo che riguarda circa il 40% della popolazione mondiale. Nonostante l’incidenza elevata, è una problematica sottostimata per la difficoltà a riconoscerne i sintomi aspecifici. Il pesce è tra gli alimenti che ne sono più ricchi. L’apporto di ferro biodisponibile del tonno in scatola è analogo a quello del filetto.

In vista della giornata internazionale carenza di ferro del prossimo 26 Novembre, ANCIT, l’Associazione Nazionale dei Conservieri Ittici e delle Tonnare, ha diffuso alcuni dati molto interessanti. Uno studio condotto nel 2024 in Irlanda ha rilevato che la prevalenza della carenza di ferro tra le donne in gravidanza è aumentata al 51,2% entro il terzo trimestre. Negli Stati Uniti, uno studio ha riportato che quasi il 40% delle giovani donne, tra i 12 e i 21 anni, è carente di ferro. Anche in Italia, 3 persone su 10 si confrontano con questa carenza (Indagine Humanitas - San Pio di Milano). Non è difficile immaginare che la situazione sia ancora più critica nei Paesi in via di sviluppo: in molte nazioni africane, le donne in età riproduttiva e circa il 40% dei bambini sotto i cinque anni soffrono di anemia, una condizione che può avere effetti negativi permanenti sulla loro salute e sul loro sviluppo.

Stanchezza, frequenti mal di testa, fiato corto, colorito pallido, capelli e unghie fragili, ma anche irritabilità, scarsa concentrazione, maggiore esposizione alle infezioni sono tra i sintomi apparentemente slegati tra loro, ma che potrebbero proprio indicare un’insufficienza di ferro. Proprio per questo, nonostante l’incidenza elevata, si parla di problematica sottostimata, soprattutto per la difficoltà a riconoscerne i sintomi che sono aspecifici.

Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell'Università Campus Biomedico di Roma, ha fornito consigli per un’alimentazione consona in ferro. “Diete squilibrate o intensa attività sportiva possono accentuare la carenza di ferro, così come situazioni fisiologiche (es. gravidanza, allattamento, ciclo mestruale) o patologiche (deficit di sintesi, celiachia, morbo di Crohn, diarree croniche). Una dieta o un’integrazione a base di ferro, associata alla vitamina C, che ne aumenta l’assorbimento e al rame, che contribuisce al normale trasporto di ferro nell’organismo, rimane il primo pilastro da seguire. Tra gli alimenti ricchi di questo minerale, il pesce: quello azzurro ne fornisce buone percentuali. In questa tipologia spiccano le sardine, ma anche alici, sgombro e tonno, fresco e in scatola. A parità di profilo nutrizionale, il pesce in conserva è sicuramente di più immediato utilizzo, più pratico, pronto all’uso e senza scarti”.

“Il pesce è tra gli alimenti che ne sono più ricchi. L’apporto di ferro biodisponibile del tonno in scatola è analogo a quello del filetto e, per questo, un’ottima alternativa alla carne. Rispetto agli alimenti vegetali che contengono ferro nella forma meno disponibile, a parità di profilo nutrizionale, il tonno in scatola è sicuramente di utilizzo più immediato, più pratico, pronto all’uso e senza scarti (100 g di tonno in scatola sott’olio apportano 1,7 mg di ferro)”. Contiene anche vitamina B12, folati e proteine, essenziali per combattere l’anemia”

Pesce in scatola shutterstock 2087294191

È un elemento essenziale per garantire numerose funzioni vitali del nostro organismo: è un componente chiave dell’emoglobina e della mioglobina, proteine responsabili del trasporto e del rifornimento di ossigeno per tutti i tessuti, coadiuva i processi di produzione di energia delle nostre cellule, assicura un efficace funzionamento di cuore e cervello ed interviene come cofattore in molte reazioni enzimatiche e nella sintesi di alcuni ormoni. Eppure, nonostante la sua importanza, quella del ferro è una delle forme più comuni di deficit nutritivo che riguarda circa il 40% della popolazione mondiale: coinvolge in particolar modo le donne in età fertile e i bambini sotto i 5 anni.

Ferro: cosa bisogna sapere

Un breve vademecum, sempre fornito da ANCIT, ricorda che il ferro è presente negli alimenti in due forme, come ferro eme, che si trova essenzialmente nella carne e nel pesce, e come ferro non eme, presente soprattutto nei prodotti vegetali. Il ferro eme è altamente biodisponibile (25-30%), l’assorbimento del ferro non eme è invece inferiore e più variabile (1-10%). I livelli di riferimento per la popolazione italiana (LARN) raccomandano un’assunzione del minerale fra i 10mg (per l’uomo adulto) e i 18 milligrammi (per la donna in età fertile) al giorno, valore che può quasi raddoppiare in determinate condizioni: sono consigliati 27 mg per le donne in gravidanza e 11 durante l’allattamento. Senza sufficienti riserve a disposizione, il corpo umano non ha l’energia per funzionare correttamente e l’impatto della carenza può tradursi in un peggioramento della qualità di vita quando non addirittura della salute. In questo contesto una corretta alimentazione può fare molto, per prevenire l’anemia.

 

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