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Gli animali infestanti provocano perdite alimentari, danni e contaminazioni, diffusione di patogeni, contaminazione delle superfici e degli ambienti di lavoro e danni di immagine e reputazionali con connesse ricadute economiche. Ecco alcune considerazioni alla luce della comunicazione C355 del 2022 e non solo

 È noto come gli obiettivi di sicurezza alimentare (Food Safety) possano essere raggiunti solo attraverso gli sforzi combinati di tutte le figure coinvolte nella filiera agroalimentare. Poiché i pericoli e i relativi rischi per la salute umana derivanti dal consumo di alimenti possono essere introdotti a ogni livello della filiera, e sono molteplici, è indispensabile il controllo di ogni stadio.

Tali attività devono basarsi in maniera significativa sulle pratiche di prevenzione e sono a carico essenzialmente dell’OSA, il quale a sua volta può essere supportato anche da fornitori esterni di servizi (per es. di pulizia, sanificazione e appunto disinfestazione, intesa come gestione degli animali infestanti, nonché professionisti specializzati nei molteplici campi di interesse).

D’altro canto, gli animali infestanti rappresentano un tema di interesse in quanto contribuiscono a provocare perdite alimentari, danni e contaminazioni (corpi estranei /contaminazione

fisica dell’alimento), diffusione di patogeni (contaminazione biologica dell’alimento), contaminazione delle superfici e degli ambienti di lavoro e, non ultimi per importanza e impatto, danni di immagine e reputazionali con connesse ricadute economiche (anche legate all’apparato sanzionatorio).

Buone pratiche di gestione degli infestanti

Gli standard volontari di sicurezza alimentare hanno fornito metodi per realizzare dei sistemi di gestione degli infestanti, quali parte integrante dei sistemi per la gestione della sicurezza alimentare, delineando, con un accurato grado di dettaglio, le attività da svolgere, compresi i criteri su cui fondare e sviluppare tutta una serie di azioni e misure operative.

Analogamente, anche il comparto del Pest Management professionale italiano ed europeo ha lavorato intensamente negli anni per realizzare delle vere e proprie “buone pratiche di gestione degli infestanti”, attraverso un impegno fatto di emissioni di “codes of best practice” elaborati dalle Associazioni di categoria, linee guida e, soprattutto, norme volontarie e documenti “para-normativi” come UNI EN 16636:2015 e la correlata PdR UNI 86/2020, le future PdR e norma UNI rispettivamente riguardanti il pest management nelle imprese del settore agroalimentare della produzione biologica e i servizi di disinfestazione sostenibili, il nuovo documento tecnico per la gestione degli infestanti con metodi biologici e orientati alla sostenibilità e non, per ultima, la norma UNI 11381:2010 (frutto di un lavoro congiunto tra i portatori di interesse dell’agroalimentare e gli esperti di monitoraggio degli insetti negli ambienti delle industrie alimentari).

L’interesse è pertanto vivo e appare ben chiaro che le attività di pest management e i relativi servizi erogati dai fornitori esterni rappresentino un punto cruciale per raggiungere e mantenere livelli adeguati di sicurezza alimentare.

Integrated Pest Management

Il principio di base è rappresentato dall’applicazione dell’Integrated Pest Management, da intendersi come la “considerazione attenta di tutte le tecniche di controllo delle infestazioni disponibili e conseguente integrazione di misure appropriate che scoraggiano lo sviluppo di popolazioni di parassiti e mantengono i pesticidi ed altri interventi a livelli che sono economicamente giustificati e che riducono o minimizzano i rischi per la salute umana e per l’ambiente”. (FAO via UNI EN 16636:2015).

L’I.P.M., approccio mutuato dalla difesa fitosanitaria in campo agricolo, è uno strumento complesso e, allo stesso tempo, estremamente “potente” per:

  • soddisfare i requisiti cogenti e volontari;
  • ridurre dell’uso di prodotti chimici (uso sostenibile);
  • impiegare i biocidi secondo le indicazioni di etichetta (condizioni sicure di impiego);
  • coinvolgere tutti i portatori di interesse;
  • raggiungere obiettivi di salute globale (One Health).

Per applicare questo approccio, la formazione e lo sviluppo delle competenze dei professionisti sono un punto imprescindibile, nonostante, ad oggi, la normativa italiana non preveda un percorso, dal valore legale, per la professionalizzazione del “disinfestatore professionale”, anche in qualità di utilizzatore di prodotti biocidi.

Sostenibilità e tutela dell’ambiente

Il legislatore europeo, naturalmente, supporta e incoraggia tali approcci, in forza anche dei contenuti di numerosi atti e regolamenti/direttive che espressamente trattano il tema della sostenibilità dell’uso dei pesticidi, della promozione della salute di persona e animali e della tutela dell’ambiente.

È noto, infatti, come a opera dell’attuazione prima della direttiva Biocidi 98/8/CE e successivamente del regolamento UE 528/2012, vi sia stato un approccio precauzionale in materia di sostanze attive e prodotti biocidi, da impiegare anche nel settore del pest management, con una conseguente restrizione e revoca dal mercato di molti prodotti e incoraggiamento nella ricerca di approccio complementare e alternativi.

A tal proposito, si ricorda che tutti i biocidi necessitano di un’autorizzazione (registrazione) prima di poter essere immessi sul mercato; inoltre, le sostanze attive in essi contenuti devono essere state precedentemente approvate. Lo scopo della normativa sui biocidi è quello di migliorare il funzionamento del mercato dei biocidi nell’UE, garantendo allo stesso tempo un elevato livello di tutela per l’uomo e per l’ambiente.

profesionistaBuone prassi igieniche e HACCP

Allo stesso modo, la normativa alimentare, attraverso l’applicazione dei regolamenti (tra cui il reg. CE 852/2004) e altre disposizioni, ha progressivamente incoraggiato un approccio integrato anche per la gestione degli infestanti.
Tale posizione è stata chiarita già a partire dal 2016, attraverso la comunicazione della Commissione 2016/C 278/01; in questo documento, si ricordava come la lotta agli animali infestanti fosse una delle attività di base per consentire l’attuazione di un robusto sistema della gestione della sicurezza alimentare.

A rafforzare tale posizione, chiarendone degli aspetti e aggiornando tutta una serie di tematiche (relative ad altri aspetti applicativi della normativa cogente), nel 2022 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione la “Comunicazione della Commissione relativa all’attuazione dei sistemi di gestione per la sicurezza alimentare riguardanti le corrette prassi igieniche e le procedure basate sui principi del sistema HACCP, compresa l’agevolazione/la flessibilità in materia di attuazione in determinate imprese alimentari” (2022/C 355/01).

La comunicazione va sostituire la precedente comunicazione della Commissione 2016/C 278/01, tenendo in considerazione le novità tecnico-scientifiche e normative degli ultimi anni (per es. l’introduzione del regolamento (UE) 2021/382, le revisione di ISO 22000 e del Codex Alimentarius, etc.).

La comunicazione è finalizzata a facilitare e armonizzare l’applicazione dei requisiti in materia di corrette prassi igieniche (GHP) e di procedure basate sui principi del sistema HACCP.

Partendo dal presupposto che non si tratti di un Regolamento ma di una Comunicazione della UE, il documento ha finalità di orientamento e non è vincolante, sebbene rappresenti un ulteriore e importante tassello nella costruzione e nel consolidamento delle cosiddette “buone pratiche”.

Infatti, la comunicazione ha lo scopo di armonizzare e facilitare allo stesso tempo l’applicazione delle GHP (le buone prassi igieniche) e delle procedure basate sul sistema HACCP. Laddove possibile, è presa in considerazione l’applicazione delle GHP con flessibilità per determinati stabilimenti del settore alimentare.

Infatti, in alcuni contesti, le GHP (che comprendono anche le GMP, le buone pratiche di fabbricazione) e tutti programmi di prerequisiti PRP (ovvero l’applicazione di prassi e condizioni di prevenzione) sono sufficienti per garantire le condizioni ambientali e operative idonee per controllare i pericoli.

Si ricorda che il programma dei prerequisiti (PRP) è l’insieme delle prassi e delle condizioni e attività di base per la sicurezza alimentare; essi sono necessari per mantenere un ambiente igienico lungo tutta la filiera. Includono tutte le GHP, ovvero tutte le “misure e condizioni fondamentali applicate in qualsivoglia fase della catena alimentare per fornire alimenti sicuri e adeguati”, comprese le GMP, le GAP, le GVP, etc.

Il focus, in questo senso, è sull’ambiente di “lavorazione” degli alimenti (sensu latu) e la gestione (lotta) agli animali infestanti ricade proprio in questo ambito, con enfasi sulle attività di prevenzione.

Nell’allegato I alla comunicazione C 355 è pertanto indicata puntualmente tutta una serie di aspetti di riferimento, che si associano alla gestione delle infrastrutture (edifici e attrezzature), alla pulizia e disinfezione (fondamentali per consentire un’adeguata gestione degli infestanti), alle materie prime (selezione del fornitore e specifiche), alla manutenzione tecnica e taratura, alle contaminazioni fisiche e chimiche derivanti dall’ambiente di produzione, alla gestione degli allergeni, alla ridistribuzione degli alimenti/donazioni alimentari, alla gestione dei rifiuti, al controllo di acqua e aria, al personale, al controllo della temperatura dell’ambiente di lavoro, alla metodologia di lavoro e alla cultura della sicurezza alimentare.

puliziaGli animali infestanti

Il paragrafo 3.3 dell’allegato I è dedicato agli animali infestanti.

Nel pianificare e svolgere tali attività, i riferimenti sono anche di tipo strutturale e gestionale, mirati alla prevenzione e già presi in esame nella precedente comunicazione del 2016.

Tra questi, troviamo il riferimento alla cura e manutenzione dei muri esterni, alla gestione delle finestre (uso delle zanzariere) e delle porte, alla pulizia di attrezzature e locali non in uso.

Inoltre, si incoraggia la gestione (prevenire ed eliminare) dei ristagni di acqua.

Specificatamente a riguardo del programma di gestione degli infestanti, si ricorda che è necessario valutare (anche basandosi su un vero e proprio risk assessment) di dotarsi e dislocare nel sito alimentare esche e trappole idonee per gli infestanti di riferimento e di pianificare attività anche per la gestione (verifiche e ispezioni) per gli uccelli.

All’attività di rimozione di animali e insetti morti, necessaria per ridurre il rischio di contaminazione e di contatto con gli alimenti, si associa anche la corretta gestione delle sostanze chimiche. Il riferimento specifico va all’utilizzo di prodotti autorizzati ai sensi del regolamento biocidi nonché al corretto stoccaggio degli stessi, qualora siano immagazzinati all’interno dello stesso sito alimentare.

Non manca, inoltre, un riferimento all’analisi delle cause, qualora un problema risulti essere ricorrente.

Rispetto al documento del 2016, vi sono alcuni aspetti di novità. Tra questi, per esempio, il chiaro riferimento all’impiego secondo le condizioni di etichetta delle sostanze chimiche (per es. i biocidi rodenticidi) da non impiegare quali strumenti per il monitoraggio ma esclusivamente per la lotta ai roditori.

Quest’ultimo passaggio rappresenta tutt’oggi un punto di dibattito acceso nella comunità della disinfestazione professionale, in termini di rischi/opportunità nel limitare le tecniche di uso permanente dei rodenticidi (con riferimento ai prodotti anticoagulanti), anche in osservanza delle disposizioni di etichetta e di eventuali rischi di sanzione ai sensi del D.Lgs. 179/2021 (Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all'uso dei biocidi).

In ogni caso, l’impiego dei biocidi (qualsiasi tipologia) dovrebbe essere supportato da un’attenta valutazione dei rischi, che faccia riferimento anche alle condizioni ambientali, gestionali e strutturali del sito, avendo anche considerato le alternative non chimiche di intervento.

È riportato, infine, un esempio di flessibilità: la comunicazione ricorda che sarebbe preferibile ricorrere al supporto di imprese di disinfestazione professionale; tuttavia, qualora tale attività sia svolta internamente, è necessario che il personale dimostri la propria competenza e un’organizzazione adeguata per svolgere in maniera conforme alla normativa vigente tali operazioni.

Il presente della disinfestazione

A supporto di quanto finora esposto, quale attività critica a supporto della sicurezza alimentare (GHP/PRP), il mercato globale “Food” ha chiesto alle imprese alimentari e alle imprese di pest management un miglioramento continuo in termini di formazione, competenza e qualità delle attività di tali attività.

Lo sviluppo e la diffusione degli Standard Volontari di Sicurezza Alimentare, dedicando dei requisiti specifici alla gestione degli infestanti, ha assunto la funzione di volàno per questa qualificazione e per un generale miglioramento dei livelli di qualità dei servizi.

La gestione degli animali infestanti rappresenta, e lo sarà sempre maggiormente, un tema di interesse per molteplici stakeholders: dai consumatori alla GDO nazionale e internazionale; dalle autorità competenti agli organismi di controllo rispetto a norme volontarie; dai soggetti impegnati nelle attività di import/export sino al settore del packaging, della mangimistica, passando naturalmente per il mercato della chimica e dei mezzi tecnici, sempre più raffinati e tecnologici.

Il presente della “disinfestazione” (per usare la terminologia della normativa italiana di riferimento) è già fortemente proiettato nel futuro, con prospettive incoraggianti e, allo stesso tempo, sfide importanti da affrontare, per garantire, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso in cui i mutamenti climatici già impattano notevolmente sulle dinamiche delle popolazioni di infestanti, un approccio sostenibile alla tematica.

Francesco Fiorente
Consulente in Pest Management

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