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Una filiera da 21,5 miliardi ed un export da primato di fronte a crisi epocali, tra geopolitica in fiamme, allarme dazi e competitività a rischio. Con l’Assemblea Generale Federvini prende il via la nuova presidenza di Giacomo Ponti.

Il contesto internazionale è complicato, con guerre, instabilità geopolitiche, incertezze commerciali e sfide culturali. Tuttavia secondo i dati Nomisma per l’Osservatorio Federvini, nel 2024 l’export italiano complessivo ha raggiunto i 10,5 miliardi di euro, con un saldo commerciale positivo di 8,9 miliardi, rafforzando la leadership italiana sui mercati internazionali. Una filiera, si diceva poco sopra, da 21,5 miliardi di euro che conta un tessuto produttivo di oltre 40mila imprese a carattere industriale garantendo l’occupazione di oltre 81mila addetti diretti.

I dati sono stati presentati nel corso dell’Assemblea Generale di Federvini, che ha segnato anche il passaggio di consegne alla guida della Federazione: Giacomo Ponti, alla guida della storica azienda familiare fondata nel 1787, è stato nominato nuovo Presidente (per la prima volta un esponente del comparto aceti assume la presidenza), subentrando a Micaela Pallini. L’Assemblea ha contestualmente sancito il rinnovo della governance di Federvini, con la nomina dei Vice Presidenti Aldo Davoli e Piero Mastroberardino, di Albiera Antinori Presidente del Gruppo Vini, di Leonardo Vena Presidente del Gruppo Spiriti e di Sabrina Federzoni Presidente del Gruppo Aceti.

Gli scenari

Il quadro macroeconomico nazionale resta fragile. Il PIL italiano è cresciuto dello 0,9% nel 2024 e per il 2025 si prevede un andamento analogo. I prezzi delle bevande alcoliche risultano in deflazione, a fronte di una crescita sostenuta nel comparto alimentare e del food service. A maggio 2025 si è registrato un rimbalzo della fiducia di consumatori e imprese, dopo tre mesi consecutivi di calo. Tuttavia, i volumi di vendita al dettaglio restano deboli, con crescita nei canali discount, segno delle difficoltà ancora presenti nei bilanci familiari.

Nel contesto di un’economia interna ancora cauta, il primo trimestre del 2025 mostra un mercato in lieve assestamento, con alcuni segmenti che confermano segnali positivi. Secondo le rilevazioni Nomisma per l’Osservatorio Federvini, le vendite nella grande distribuzione organizzata hanno registrato un andamento complessivamente stabile, con dinamiche differenziate tra i comparti.

Il settore

Il vino ha generato un valore pari a 694 milioni di euro, registrando una lieve flessione dell’1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A trainare il segmento sono gli spumanti di qualità, con il Metodo Classico in crescita del 7,1% e lo Charmat dolce in aumento del 2%. Restano in difficoltà i vini generici e frizzanti, mentre i vini a indicazione geografica protetta (IGP) segnano un +1,1% a valore.

Anche il comparto degli spirits risente di una certa debolezza con vendite pari a 274 milioni di euro, in calo del 3,2% sul 2024. Tuttavia, si distinguono performance positive per alcuni segmenti, come il Gin (+14,2%), tengono gli aperitivi alcolici, mentre risultano in flessione Grappa, liquori dolci e amari.

Più positivo l’andamento degli aceti, che nel primo trimestre segnano una crescita dell’1,8% a valore. In particolare, spiccano le performance dell’aceto di mele (+6,4%) e dell’aceto di vino (+1,5%).

L’Aceto Balsamico di Modena IGP subisce invece una lieve contrazione dello 0,7%, pur mantenendo una quota di mercato rilevante, pari al 32% del totale venduto in GDO.

Per quanto riguarda i consumi fuori casa, i dati TradeLab indicano un valore complessivo di 81,4 miliardi di euro nel 2024, in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. Nonostante una flessione delle visite pari all’1,6%, il settore mostra segnali di tenuta, con vino e bollicine che continuano a giocare un ruolo centrale soprattutto nelle occasioni serali, come cene e aperitivi.

Le preoccupazioni

Nonostante le esportazioni di vini, spiriti e aceti italiani abbiano registrato un andamento tendenzialmente positivo nell’ultimo quinquennio, non mancano le preoccupazioni legate ad uno scenario attuale instabile che continua a produrre ripercussioni sui costi di approvvigionamento delle materie prime e dell’energia, sull’inflazione e sul tasso di occupazione.

Un quadro che nel primo trimestre del 2025 ha mostrato segnali di un rallentamento generalizzato:

  • il vino cresce solo dello 0,7% a valore, penalizzato dal rallentamento nel Regno Unito e dalla crescente concorrenza da Paesi terzi;
  • gli spirits segnano un +3,1%, trainati dai liquori (+10,9%), mentre la Grappa cala del 14%;
  • gli aceti arretrano dell’1,4%, pur mantenendo nel 2024 performance positive in mercati chiave come Stati Uniti, Germania, Francia e Corea del Sud.

Inoltre non è chiaro cosa accadrà da qui al 9 luglio, data in cui è attesa la decisione definitiva degli Stati Uniti di introdurre un ulteriore dazio fino al +20%, se non addirittura oltre, su vini, spiriti e aceti. Un passaggio delicato che potrebbe pesare in modo significativo sulle esportazioni verso il primo mercato extra-UE per le filiere Federvini.

Tutela delle IG e priorità europee

Giacomo Ponti nuovo Presidente FederviniL’Assemblea ha posto l’accento anche sulle sfide aperte in ambito europeo in tema di indicazioni geografiche. Particolare attenzione è stata dedicata ai recenti casi di utilizzo improprio da parte di alcuni Stati membri. La nascita della European Vinegar Association è solo uno dei segnali concreti di un impegno crescente a presidiare i tavoli comunitari e a tutelare con forza la distintività delle filiere italiane.

“È essenziale – ha sottolineato Ponti – che l’Unione Europea tuteli il significato autentico dei prodotti tradizionali. È cruciale stabilire una definizione legale a livello europeo dell’aceto. Il mio obiettivo è chiaro: creare valore. Per le imprese, per i territori, per il sistema Italia. Valore economico, ma anche reputazionale. Federvini sarà un presidio forte e competente per un’Italia che produce, innova e dialoga con il mondo, con orgoglio e responsabilità.”

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