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UCIMA (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio) è l’associazione nazionale di categoria che riunisce, rappresenta e assiste i costruttori italiani di macchine per il confezionamento e l’imballaggio.

Abbiamo chiesto al suo Presidente Matteo Gentili, quali sono le prospettive di sviluppo nel comparto alimentare nell’ottica della sostenibilità e alla luce del contesto macroeconomico attuale.

Quali sono gli obiettivi di UCIMA per il comparto alimentare?

La direzione che le aziende che rappresentiamo si danno è sempre la stessa: l’innovazione e la versatilità. Entrambe queste spinte devono intercettare due istanze: le richieste delle aziende clienti del food e del beverage, sempre più orientate a un imballaggio e a un confezionamento sostenibile e riciclabile, e la grande sfida della transizione ecologica, che impegnerà in modo profondo l’intera filiera manifatturiera italiana nei prossimi anni. Va ricordato però che tante nostre aziende già da anni sono sensibili a questo tema e hanno messo in campo azioni a favore della sostenibilità, tanto nei prodotti e servizi, quanto nei processi produttivi.

Negli ultimi due anni l’andamento della produzione di macchine di confezionamento ha segnato numeri positivi. 

Il settore cliente food&beverage nel 2020 ha costituito il 56% del fatturato totale del settore (fonte: Centro Studi Mecs – UCIMA), confermandosi come il comparto trainante per i produttori di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio. Nell’anno dell’inizio della pandemia il settore è stato comunque capace di aumentare il suo volume di affari dell’1,1%, soprattutto grazie alla performance del food, che con il suo 5,8% ha compensato la perdita del 4,1% del beverage. In termini assoluti il fatturato totale di questa categoria si è attestato su 4 miliardi e 549 milioni di euro. I preconsuntivi sul 2021, pubblicati sempre dal Centro Studi Mecs, parlano di una crescita dell’8% dell’intero settore rappresentato da UCIMA, con il food&beverage che farà ancora la parte del leone, in attesa dei dati specifici settore per settore che saranno resi noti con l’Indagine Statistica di metà anno. Il fatturato complessivo del settore si attesta a 8.435 milioni di euro, in aumento dell’8% rispetto al risultato registrato nel 2020. 

Quali sono i timori e/o le aspettative per l’anno in corso?

I timori degli imprenditori in questi mesi non riguardano tanto i singoli settori clienti, ma il contesto macroeconomico. L’innalzamento spropositato dei costi energetici per alimentare le fabbriche, l’aumento delle materie prime e della componentistica e il rallentamento delle forniture rappresentano delle vere zavorre su questo 2022. Queste tensioni di mercato devono essere riconosciute e gestite per non mettere a repentaglio lo slancio produttivo del settore e del Paese soprattutto in questa delicata fase di ripresa. Il portafoglio ordini già acquisito per il 2022, superiore rispetto alla media storica, ci rende infatti fiduciosi sull’andamento dell’anno. Tuttavia, tante aziende si stanno chiedendo se non sia meglio rallentare la produzione per rientrare dei costi dovuti al rincaro energetico, senza contare l’altro aspetto legato alla mancanza e ai ritardi di consegna di alcune componenti da qualche centinaio di euro necessari per costruire le nostre macchine. 

Qual è l’impegno di UCIMA nell’ambito della firma del protocollo per gli imballaggi flessibili? 

UCIMA ha voluto fortemente questo protocollo con due associazioni importanti come l’Unione Italiana Food e Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile). La sostenibilità è un obiettivo che viaggia su filiera lunga, dalla produzione agroalimentare alle nostre case. La filiera del packaging Made in Italy, in quanto leader mondiale e antesignana nello sviluppo di soluzioni sostenibili, ha tutte le caratteristiche per ambire a essere il motore e la guida di una trasformazione verde di materiali e tecnologie di confezionamento su scala internazionale. Tutti i più importanti players stanno lavorando al fine di fornire approcci e soluzioni sempre più sostenibili. Alcune sono già sul mercato, altre sono in fase di studio e verranno presentate tra qualche anno. Questo è solo uno dei fattori che compongono un circolo di innovazione sostenibile che, oltre a essere legato alla ricerca e sviluppo della tecnologia, si lega anche alla sostenibilità aziendale, alla conoscenza dei materiali, alla collaborazione con i produttori di questi e alla relazione con il cliente. In questo modo riusciremo a dare un’impronta comune ai diversi player della filiera.

 

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