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Un'ampia indagine della Zhejiang University School of Medicine (Hangzhou, Cina) ha esaminato il legame tra consumo di bevande zuccherate (SSB) o artificialmente edulcorate (ASB) e il rischio di demenza in individui over 65. Pubblicata su JAMA Psychiatry (giu 2025), l’analisi include 10 974 partecipanti con età media di 73 anni, monitorati per oltre 10 anni.

I ricercatori hanno combinato dati da sei studi statunitensi noti (Health and Retirement Study, ARIC, CHAP, Rush Memory and Aging, Framingham Original e Offspring). L’assunzione di bevande è stata quantificata tramite questionari alimentari validati. Sono stati esclusi i casi di demenza diagnosticati entro i primi due anni, per ridurre bias temporali

Risultati principali

Su 116 067 anni-persona di follow-up, si sono registrati 2 445 nuovi casi di demenza. Le bevande zuccherate (SSB) hanno mostrato un hazard ratio (HR) per porzione alla settimana di 0,99 (95 % CI 0,98–1,01; P = 0,18), mentre le bevande artificialmente dolcificate (ASB) HR = 1,00 (95 % CI 0,99–1,01; P = 0,99).

Confrontando chi ne consumava almeno una al giorno con i “quasi astemi”, non è emersa alcuna associazione significativa (SSB: HR 0,90; ASB: HR 1,00).

Verifiche e robustezza

I risultati sono rimasti stabili in tutte le coorti, sottogruppi analizzati (età, sesso, condizioni di salute) e numerose analisi di sensibilità. Il controllo interno – il punteggio della dieta mediterranea – ha mostrato un effetto protettivo: HR 0,92 per aumento di 5 punti. Questo conferma la validità del disegno e del metodo.

Interpretazione

Secondo gli autori, il consumo di bevande dolci o dietetiche dopo i 65 anni non sembra aumentare il rischio di demenza. Tuttavia, avvertono che questo non nega i conseguenti effetti metabolici negativi (obesità, diabete, malattie cardiovascolari), né considera l’impatto di un consumo prolungato su età precedenti.

Conclusioni

Queste evidenze rappresentano un “null result” di grande valore: contraddicono studi precedenti (es. UK Biobank) che ipotizzavano un legame tra bevande dolci e demenza. Lo studio ribadisce il ruolo cruciale dei fattori alimentari nelle fasi formative (adolescenza e mezza età), ma non sostiene vantaggi cognitivi significativi eliminando queste bevande dopo i 65 anni.

Implicazioni pratiche

Le linee guida nutrizionali vigenti continuano a consigliare il taglio degli zuccheri aggiunti per proteggere la salute metabolica e cardiovascolare. Per la prevenzione della demenza, tuttavia, l’intervento dovrebbe iniziare nella mezza età o prima, poiché in tarda età il solo consumo di queste bevande non sembra influire sul declino cognitivo.

Conclusione generale: bere bevande zuccherate o edulcorate dopo i 65 anni non aumenta il rischio di demenza, ma ciò non esclude altri rischi per la salute metabolica. Il vero impatto alimentare va gestito prima, intervenendo sulle abitudini in età più giovani.

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