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La depurazione delle acque è una procedura fondamentale per tutte le attività, in particolare per l’industria lattiero-casearia, e deve possedere due caratteristiche imprescindibili: rispettare i parametri normativi per lo scarico e, oggi più che mai, prevedere trattamenti finalizzati a una qualità dell’acqua che ne permetta il successivo riutilizzo nella filiera produttiva. 

Di questo si è parlato il 25 maggio scorso, durante la tre giorni digitale LattePiù, nella sezione “Trattamenti specifici di depurazione e possibilità di riutilizzo dell’acqua reflua nei cicli produttivi”, a cui hanno partecipato Massimo Dal Forno e Luca Mancini, rispettivamente responsabile commerciale e responsabile settore industria, di STA Società Trattamento Acque, azienda che ha tra i propri claim quello ambizioso di garantire sempre un’acqua pura, limpida e priva di inquinanti.

Nell’intervento, che è possibile vedere previa iscrizione gratuita al seguente link, https://www.lattepiu.it/register/, si è sottolineato che quando si parla di depurazione delle acque reflue l’obiettivo è sempre il rispetto dei parametri normativi per lo scarico in pubblica fognatura o in corso idrico superficiale. Ma ogni azienda ha caratteristiche peculiari e i trattamenti possibili sono molti, quindi, realizzare un impianto significa per prima cosa studiare il caso e le necessità specifiche dell’azienda, per individuare il processo di trattamento più adatto a ottenere il miglior risultato al minor costo.

articolo 01L’acqua di scarico può essere depurata sfruttando un impianto di tipo chimico-fisico oppure di tipo biologico a fanghi attivi (che può avere diverse configurazioni e integrazioni: a schema classico, a ciclo continuo; SBR a ciclo discontinuo; MBBR a biomassa adesa a letto fluido; MBR a comparti di filtrazione su membrane).
Nella progettazione dell’impianto vengono considerati alcuni aspetti fondamentali quali i processi produttivi, le caratteristiche e le portate dei reflui da trattare, gli spazi disponibili e l’impatto ambientale ed estetico.

I due relatori hanno evidenziato come, oggi, all’aspetto giuridico si aggiunga una situazione climatica in veloce evoluzione, che ci mette di fronte a una crisi idrica senza precedenti e a una disponibilità via via più limitata di acqua dolce per usi umani e industriali. Da qui, la necessità di ottemperare a comportamenti virtuosi e a una gestione delle risorse idriche razionale e sostenibile. Per dare un dato pratico, un maggior controllo degli utilizzi e della richiesta iniziale di acqua, già di per sé può far risparmiare circa il 10-15% del consumo complessivo. Una quota non sufficiente, quindi è importante per le aziende (del settore lattiero-caseario e non solo) poter ricorrere al recupero e riutilizzo di un’aliquota significativa dell’acqua reflua depurata. In ambito lattiero-caseario, l’acqua trattata nel depuratore può essere reinviata nuovamente in stabilimento e utilizzata nelle caldaie, nelle torri di raffreddamento oppure anche per lavaggi delle aree esterne e di mezzi d’opera o per irrigazione.

I vantaggi del riutilizzo

I benefici sono almeno di due generi. A quelli di tipo ambientale, perché il riutilizzo favorisce lo sviluppo di un’economia circolare riducendo la richiesta iniziale e donando una seconda vita all’acqua, se ne aggiungono di tipo economico: si offre un canale alternativo di approvvigionamento (in emungimento) e si riducono i costi generati dal canone fognario. Rispetto a pochi anni fa il costo dell’acqua è aumentato di 3-4 volte ed è facilmente comprensibile quanto sia importante riuscire ad abbattere i costi attraverso il riutilizzo.

Per poter riutilizzare l’acqua trattata, in presenza di impianto di depurazione biologico a membrane MBR, è necessario prevedere un ulteriore stadio di osmosi inversa, che sfrutta la particolare attività di specifiche membrane e permette di ottenere un refluo altamente puro dal punto di vista organolettico, di sostanza secca e, soprattutto, della conducibilità: il valore medio in uscita è di 30 µS.

Il risultato di questo processo è una quota di acqua trattata pura (permeato) di circa il 60-70%, che può essere riutilizzata. Il restante 30-40% di concentrato, che racchiude in sé tutte le impurità trattenute con il trattamento di osmosi inversa, può essere smaltito alla stregua delle acque reflue inviate allo scarico.

Il sistema non necessita di grossi interventi manuali, perché si tratta di impianti completamente automatizzati, gestiti da remoto con PLC, in grado di monitorare costantemente il funzionamento delle apparecchiature e restituire dati e informazioni, anche in forma grafica. È altrettanto interessante che si tratta, altresì, di impianti che danno diritto ad accedere al beneficio fiscale della Transizione 4.0.

STA Società Trattamento Acque

STA si occupa del trattamento di acque reflue, potabili e meteoriche per industrie e nell’ambito del servizio idrico integrato.

Il suo campo d’azione spazia dalla progettazione e realizzazione impianti, alla gestione tecnica, operativa e analitica fino allo smaltimento rifiuti liquidi, spurghi e servizi ambientali. 

Conta oltre 190 tra tecnici e professionisti e si posiziona sul mercato come uno dei principali player del settore.

Nel 2022 STA si è aperta al mercato dell’automazione industriale istituendo una divisione elettrica interna, operazione che consente all’azienda di internalizzare un servizio determinante per garantire ai propri clienti i più elevati standard qualitativi e performances sempre più competitive.
STA ha una presenza capillare sul territorio, con 10 sedi dislocate tra le province di Mantova, Trento, Rovigo, Cremona, Pavia, Verona, Modena, Padova e Lucca.

www.stacque.com

 

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