Presentato al Masaf il Rapporto ISMEA 2025: il settore conferma di essere uno dei pilastri dell’economia nazionale e un punto di riferimento in Europa.
Il Rapporto Agroalimentare ISMEA 2025 fotografa un settore capace di resistere agli shock dell’ultimo decennio e di crescere nonostante un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche e spinte protezionistiche.
L’agroalimentare italiano – inteso lungo l’intera filiera, dalla produzione agricola alla trasformazione – pesa ormai per il 15% del PIL nazionale. Un risultato che riflette la solidità dei fondamentali sia delle aziende agricole sia dell’industria alimentare, sempre più orientata a qualità, innovazione e internazionalizzazione.
I primati dell’Italia
ISMEA conferma una serie di leadership che posizionano l’Italia ai vertici del panorama agroalimentare europeo:
Primo Paese UE per valore aggiunto agricolo (inclusi silvicoltura e pesca): 44,4 miliardi di euro, in forte crescita.
Terzo per valore aggiunto dell’industria alimentare, dietro Germania e Francia, con 38 miliardi di euro (+3,5%).
Reddito agricolo in forte aumento, tra i più dinamici dell’Unione: +9,2% nel 2024 dopo il +11,7% del 2023 (contro una media europea quasi ferma).
Leader mondiale per DOP e IGP, con circa 900 registrazioni.
Occupazione agricola in aumento: 1 milione di addetti nel 2024, +0,7% sul 2023; +2,9% nel decennio, mentre l’Europa registra un -17%.
Investimenti privati ai massimi: 10,6 miliardi nel 2024.
Produttività agricola sopra la media europea, con 46.300 euro di valore aggiunto per addetto.
Anche l’export continua a macinare record: nel 2024 ha sfiorato i 70 miliardi di euro, con un saldo commerciale passato da un deficit di 6 miliardi (2015) a un surplus di 2,8 miliardi. Nei primi nove mesi del 2025 le esportazioni crescono ancora (+5,7%). Particolarmente significativa la performance negli Stati Uniti: 7,8 miliardi di euro nel 2024, +17,1% sull’anno precedente.

Tensioni globali e dazi USA
Accanto a un quadro molto positivo, il Rapporto segnala anche elementi di criticità, tutti esterni al settore: instabilità internazionale, ritorno del protezionismo e nuovi dazi. Proprio le tariffe aggiuntive introdotte dagli Stati Uniti nel 2025 rappresentano uno dei dossier più delicati.
Secondo ISMEA, l’impatto varia a seconda del comparto e dipende dal grado di sostituibilità dei prodotti italiani sul mercato americano, oltre che dal tasso di cambio. Nel complesso, l’agroalimentare – colpito da un dazio medio aggiuntivo del 12,9% – risulta meno penalizzato rispetto ad altri Paesi, ma più esposto rispetto a comparti industriali europei che hanno ottenuto condizioni migliori. Una valutazione definitiva degli effetti sarà possibile solo da metà 2026.
Contributi per filiere, giovani e innovazione
Negli ultimi tre anni l’esecutivo ha mobilitato oltre 15 miliardi di euro a sostegno del settore, potenziando filiere, innovazione tecnologica e occupazione giovanile. Il PNRR agricolo ha quasi triplicato le risorse gestite dal Masaf – da 3,6 a 8,9 miliardi – mentre il Fondo contratti di filiera è stato portato a 4 miliardi complessivi.
Le dichiarazioni
Livio Proietti e Sergio Marchi, rispettivamente presidente e direttore generale ISMEA hanno commento con soddisfazione: “Il Rapporto descrive un sistema che è allo stesso tempo motore economico e patrimonio identitario del Paese. La filiera reagisce alle turbolenze esterne e cresce sui mercati internazionali, con un contributo al PIL fino al 15% e primati europei in molti ambiti. L’export resta decisivo, soprattutto negli Stati Uniti. Ma le nuove politiche tariffarie richiedono attenzione: solo da metà 2026 sarà possibile una valutazione piena degli effetti. I 15 miliardi stanziati dal Governo negli ultimi anni vanno nella direzione giusta, rafforzando la competitività del settore. Il compito di ISMEA è continuare a trasformare i dati in strumenti per il futuro».






