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Lo spreco alimentare è una problematica rilevante per un gran numero di Paesi, anche per quelli in via di sviluppo, che provoca conseguenze di tipo economico e ambientale (Filimonau et al., 2020). È stato stimato che la quantità di cibo sprecato nell’Unione Europea risulta essere pari a 90 milioni di tonnellate ogni anno, circa 180 kg a persona (Commissione Europea, 2011). Una categoria importante dello spreco alimentare è rappresentata dai by-products cioè parti di alimenti che non sono idonee al consumo umano e vengono scartate principalmente durante il processo di trasformazione delle materie prime.

Per anni nelle aule del Parlamento europeo si è dibattuto dell’annoso tema della c.d. Pratiche Sleali nella filiera agroalimentare: una serie di prassi non corrette che si sono sviluppate nella relazione tra fornitori e compratori, che hanno molto spesso prodotto un effetto a cascata sugli operatori a monte della filiera, con ripercussioni negative soprattutto nel settore agricolo. Situazione che ha avuto effetti sui prezzi, sull’efficienza e sulla distribuzione dei prodotti.

Nel giugno del 2016 EFSA definiva le nano- e microplastiche (NMP) un “rischio emergente” e presentava una prima valutazione sul rischio alimentare, richiesta dal German Federal Institute for Risk Assessment (BfR). Indagati speciali erano i frutti di mare, ma l’obiettivo era chiaramente aprire la discussione sulla catena alimentare nel suo complesso. La possibilità che questi composti fossero diffusi in fonti diverse da quelle marine andava indagata, insieme ai possibili effetti. 

Nel contesto della lotta contro la resistenza antimicrobica (AMR), nell’UE si applica una legislazione rivista sui medicinali veterinari. Tale legislazione, adottata tre anni fa ed entrato in vigore a fine gennaio 2022, è oggi una pietra angolare del sostegno al conseguimento degli obiettivi fissati dal piano d'azione europeo "One Health" e dalla strategia "Dal produttore al consumatore" contro la resistenza antimicrobica. La legislazione consolida inoltre il ruolo di leadership dell’UE nel panorama mondiale della lotta all’AMR.

Efficaci campagne di comunicazione, certificazioni dei prodotti posti in commercio, gestione delle acque e recupero dei fluidi, utilizzo di packaging compostabili o riciclabili sono sufficienti?

Nel Report annuale 2020-2021, l’IDF prende in considerazione diversi aspetti, come il ruolo vitale dei prodotti lattiero-caseari nei sistemi alimentari sostenibili, la definizione di nuovi standard sulla sicurezza alimentare, sulla salute e il benessere animale, sui metodi di analisi e campionamento, sui sistemi di gestione della qualità e sicurezza.

Il Ministero della Salute ha pubblicato il “Piano nazionale di controllo ufficiale e indicazioni per le attività di monitoraggio dei contaminanti di origine ambientale e industriale nei prodotti alimentari” per l'anno 2022. Il Piano, approvato dal Coordinamento interregionale, ha lo scopo di programmare e coordinare le attività volte alla verifica della conformità alla normativa di settore e alla raccolta di dati di occorrenza ai fini della valutazione dell’esposizione del consumatore.

Massima igiene e sicurezza negli stabilimenti del Gruppo Bauli: sono queste le parole chiave che contraddistinguono l’impegno della pulizia, affidata ad una ditta specializzata. Abbiamo chiesto al dottor Bauli di aprire i cancelli aziendali per farci conoscere da vicino l’organizzazione e le  procedure adottate in questa fase così complessa.

L’annuale report 2020 “The EU Agri-Food Fraud Network and the Administrative Assistance and Cooperation System” mostra come i controlli e gli audit di routine si sono adattati alla situazione pandemica, anche affrontando nuove sfide derivanti dalle opportunità che la pandemia ha creato per i truffatori.

Perseguire la qualità e la shelf-life di un qualsiasi prodotto alimentare vuol dire considerare tutti i parametri che concorrono al raggiungimento della massima sicurezza e genuinità. In tutti questi step l’igiene e le procedure di sanificazione sono fondamentali per raggiungere la qualità che si ricerca.

Firmata nel 1951 da pochi Stati europei, la Convenzione ha rappresentato la base per l’attuale sistema della tutela delle denominazioni geografiche degli alimenti che coinvolge gran parte dell’Europa.